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Bagnasco pronto a discutere di Ici. Niente soldi cash per i pensionati e inizia la rivolta dei parlamentari. A 5.000 euro in meno loro non rinunciano.

Creato il 10 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Bagnasco pronto a discutere di Ici. Niente soldi cash per i pensionati e inizia la rivolta dei parlamentari. A 5.000 euro in meno loro non rinunciano.Non esiste un solo paese al mondo in cui un contribuente si possa permettere di dire allo Stato come, quando e se pagherà le tasse. Il sistema fiscale è basato su date certe e parametri fissi e non è un caso che sia parte integrante del bilancio sovrano di una nazione dal momento che ne costituisce l’entrata fissa e principale. In Italia, il paese di Arlecchino servo di una pletora di padroni, succede anche questo. Lo Stato, sul cui territorio gravitano le “imprese” di santa romana chiesa, non può decidere se, non i luoghi destinati al culto, ma quelli riservati ad abitazioni di lusso, boutique, ristoranti, uffici, negozi di oggettistica, tabaccherie, pizzerie e kebab debbano o meno essere soggetti all’Ici. Non si può. Allora, visto che sta montando una vera e propria rivolta popolare, il pio presidente della Cei, sua eminenza il cardinale Angelo Bagnasco, ci fa sapere che la chiesa è pronta a “iniziare a parlarne”. Mica a mettersi le mani in tasca e pagare, no. A iniziare a parlarne. E dire che la riforma del Concordato fatta in chiave laica da Bettino Craxi nel 1984, aveva acceso le speranze di tutti quelli che credevano più nel dialogo con le religioni che non con un’unica religione considerata peraltro, fino a quel momento, di Stato. L’introduzione dell’8 per mille, invece delle prebende, sembrava volesse attribuire alla coscienza dei cittadini la libertà o meno di elargire fondi alle chiese ma, con il passare degli anni, i governi che si sono succeduti l’hanno trasformato in un introito fisso a beneficio della chiesa cattolica destinato ad aumentare anno dopo anno nonostante diminuissero i firmatari. Qualche tempo fa ci capitò di scrivere che il rapporto perverso fra la chiesa e il governo Berlusconi, poteva addirittura far supporre che fosse in atto un vero e proprio reato, quello del voto di scambio punito dal nostro codice penale. Ma poi, si sa, occorrono prove e non basta che a Silvio si contestualizzino le bestemmie per trascinare tutti in tribunale. Il Professore, dunque, dovrà attendere che il cardinale Bagnasco, fatti quattro conti, si decida a dare il via alla tassazione sulle sue imprese, con buona pace dei pensionati che non potranno più ritirare cash le loro pensioni ma saranno costretti ad aprire conti correnti postali e bancari. MarioMonti sembra un tipo un po’ così, però pensa veramente a tutto. Facendo una cosa giustissima con la fissazione della tracciabilità a 500 euro, il Professore ha pensato ovviamente ai pensionati che prendono di più e che finora, come si usa in Italia, erano abituati ad andare alla posta o in banca, ritirare in contanti la pensione e conservare il denaro sotto la mattonella. Per questa categoria di cittadini saranno previsti infatti conti correnti agevolati, a basso costo, quasi gratuiti e, quindi, a costo zero. Il che significherebbe anche togliere i 34,20 euro di imposta di bollo che ogni conto corrente prevede. Solo in questo caso si potrebbe parlare di costo zero effettivo: staremo a vedere. È iniziata intanto la rivolta della casta. Deputati e senatori sanno dando di testa perché, all’interno dei provvedimenti atti ad abbassare i costi della politica, il Professore ha inserito una norma che prevede l’adeguamento degli stipendi agli standard europei. In soldoni, 5.000 euro in meno al mese. Giù privati dal primo gennaio del vitalizio, i parlamentari si vedrebbero decurtare del 50 per cento il loro stipendio che, attualmente, è di 11.704 euro al netto delle diarie. La media dell’eurozona è invece di 5.339 euro alla quale Monti vorrebbe far riferimento. Il problema è nato quando un gruppo di deputati e senatori ha ventilato l’ipotesi di equiparare la loro retribuzione a quella degli eurodeputati che prendono di meno ma hanno una serie di benefit “pesanti” che verrebbero a incidere, più degli stipendi attuali, sui costi della politica. Il dibattito è aperto e, nelle commissioni bilancio prima in aula poi, ci si attende un vero e proprio fuoco di fila contro. Dei tagli dovrebbero essere “vittime” tutti coloro che gravitano nell’ambito della politica compresi i consiglieri, i sindaci, gli assessori a ogni livello e grado di importanza e gli eletti o nominati nelle partecipate, un vero e proprio colpo di scure, insomma, che sta causando malumori e mal di pancia a ogni latitudine. Protesta accoratamente e con le lacrime agli occhi Lamberto Dini: “Le nostre retribuzioni sono già al di sotto del livello europeo”, mentre più esplicita è Alessandra Mussolini: “Già togliere il vitalizio è una istigazione al suicidio, figuriamoci decurtare lo stipendio”. Peccato che nessuna donna o uomo di stato sia un poeta, vedremo i nostri politici cibarsi d’aria e di emozioni e, quando va bene, con un pezzo di pizza e una birra. Di qualcosa, cari onorevoli, si deve pur morire (facile indovinello cinematografico), perché non di fame?

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