Una lettera-appello, indirizzata al ministro della Salute, Renato Balduzzi, perche’ sia tutelata la liberta’ di ricerca, insieme a una petizione nazionale firmata da 12mila persone per il riconoscimento dell’Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) come patologia a se’ e il suo inserimento nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Le due missive sono state consegnate oggi e sottoscritte dalle otto associazioni e fondazioni di volontariato che in Italia si occupano di questa materia e da tre associazioni ‘consorelle’ internazionali. Le associazioni chiedono al ministro di garantire ‘l’insopprimibilita’ della libera ricerca medica’ in particolare in difesa della sperimentazione del ‘metodo Zamboni’, messo in dubbio ‘dall’Aism’ (Associazione italiana sclerosi multipla) con la presentazione dei dati ‘dello studio Cosmo’. Uno studio ‘non ancora pubblicato’ ma che l’Aism, e’ l’accusa, sta usando ‘per compiere, in via diretta o attraverso alcuni suoi autorevoli esperti, pesanti interferenze tese a condizionare la libera ricerca degli altri studiosi e delle altre sperimentazioni, in particolare interventistiche’. E lo ha fatto sia ‘attraverso una eccessiva e ingiustificata enfatizzazione dei rischi cui sarebbero soggetti malati che partecipano alle sperimentazioni’, nonostante ‘tali studi siano approvati dai comitati etici e assolutamente in linea con quanto richiesto dal ministero della Salute’. Ma anche rivolgendosi ‘ai ricercatori e alle pubbliche istituzioni che governano la sanita’ in Italia, affermando che dopo Cosmo’, che nega la correlazione tra le due patologie, gli studi interventistici non hanno piu’ ragion d’essere, implicitamente autopromuovendo il proprio studio come definitivo e risolutivo della ricerca su Ccsvi e sclerosi multipla e quindi pretendendo addirittura di influenzare e, nel caso, interrompere lo svolgimento delle altre sperimentazioni scientifiche in corso’. ‘Riteniamo – concludono le associazioni – che non debba trovare seguito quanto auspicato da Aism, ovvero che Cosmo costituisca una ragione di freno alla libera ricerca scientifica sulla Ccsvi, e auspichiamo che questo studio sia valutato come uno dei tanti studi sonologici finora prodotti, il cui significato ultimo a noi sembra quello di confermare il peso dei fattori di variabilita’, in questo caso particolarmente amplificati, sui risultati dell’indagine sonologica, piuttosto che fornire informazioni sul livello di associazione traCcsvi ed Sm’.(ANSA).