In ogni viaggio che si rispetti arriva la tappa che ti delude, non che da Bali ci aspettassimo molto a dire il vero ma, probabilmente, ci ha deluso ben oltre le aspettative.
Arriviamo da giorni decisamente stancanti e decidiamo di fare tappa ad Ubud per rigenerarci, recuperare qualche ora di sonno e riprendere il nostro viaggio. La cittadina a questo scopo è quanto meno perfetta, un non-luogo simile a molti altri (Pushkar, Manali, Siem Reap, Koh Lipe) dove tutto è costruito per piacere al turista occidentale e ben poco di autentico è invece offerto.
Soggiorniamo in un bungalow dell’ Agung Krishna (http://www.agungtrisna-bungalows.com/) assolutamente consigliato, colazione, wi-fi libero, piscina, stanza e bagni ampi e puliti, giardino molto curato, zona centralissima ma molto tranquilla a soli 9€ a notte a persona. All’interno della struttura è possibile anche noleggiare motorini (50k rupie al giorno) e comprare biglietti per i trasferimenti (bus per Nusa Lembongan compreso di traghetto 150k rupie).
Stanchi delle sveglie in piena notte, dei trekking e dei vari trasferimenti; decidiamo i prenderci un’intera giornata di assoluto relax in giro per Ubud, penso non ci sia luogo migliore per poter staccare un giorno dai ritmi serrati di un viaggio. Dopo una breve camminata in giro per il pease, ci dirigiamo verso la Monkey Forest (un’area di bosco nel centro di Ubud ricca di macachi, entrata 30.000 rupie). L’esperienza, per quanto leggera, è veramente divertente.
Una delle cose di cui non dovrete assolutamente preoccuparvi a Ubud è dove mangiare! I ristoranti sono ovunque e per tutte le tasche, la qualità del cibo mediamente buona ovunque. Noi abbiamo provato questi: IbuOka nella piazza centrale, sicuramente il miglior Babi Guling assaggiato durante la vacanza – Warung Lokal e Waroeng Bernadette in Jl.Gautama Utara, il primo non è niente di eccezionale ma i prezzi sono bassi ed il menù molto ampio, il secondo invece lo abbiamo scelto soprattutto per l’arredamento carino, purtroppo però, i mobili non si mangiano.. :) Il Koki Restaurant ha in assoluto i migliori piatti di carne che abbiamo assaggiato durante tutto il viaggio, il prezzi sono leggermente sopra la media (circa 10 euro a persona) ma spesi con gran piacere. Il Mama’s Warung si trova vicino alla stazione dei bus, cucina buona ed economica, hanno anche camere alcune camere (badri_ubud@hotmail.com) ma un po’ fuori dal centro. Non poteva mancare il nostro test su un ristorante italiano nel mondo (dovremmo aprire un rubrica!), il Mamma Mia in Jl. Pengosekan e Jl. Hanoman è balzato in testa a tutte le classifiche: ottima pizza e, a detta del proprietario con il quale siamo rimasti a scambiare 4 chiacchiere a fine serata, la pasta fatta in casa è qualcosa di eccezionale!
Dopo un giorno di assoluto riposo decidiamo alcune delle tappe da fare sull’isola ed affittiamo per 3 giorni un motorino per poterle raggiungere in autonomia; il costo, come detto poco sopra, è di 50k rupie escluso il carburante. Il costo del carburante varia dalle 7.000rupie nelle stazioni di servizio (non molte) alle 10.000rupie nei vari chioschetti lungo la strada che la vendono in bottiglia.
I 3 percorsi che abbiamo scelto di fare sono i seguenti:
Il tour del primo giorno si rivelerà in assoluto il più deludente. Dopo neanche 10km siamo subito fermati da una pattuglia della polizia che, giustamente, sui turisti fessi senza patente ne documenti ci campa. La scenetta ha del grottesco: mi viene mostrato un tariffario scritto a penna in un inglese degno di Totò dal quale capisco che la multa che mi devono comminare è di circa 70€…. e qua scattano delle contrattazioni degne di un souk di Marrakech: provo a convincerlo che ho tutta la documentazione del caso in hotel, compresa la patente internazionale, provo ad incolpare il noleggiatore che non ci ha avvertito, mostro un portafogli completamente vuoto per far capire che non ci siamo portati dietro contanti, provo a commuoverlo dicendo che siamo 2 studenti (questa scusa dovrei seriamente pensare di sostituirla, ho quasi 40 anni, vedo che inizia ad essere poco credibile :) ); alla fine riusciamo a chiudere, con la soddisfazione di tutti, con poco meno di 20 euro di multa in 2 ed un permesso di guida provvisorio per 1 settimana che, ancora oggi, non so quanto fosse autentico!
Ripartiamo per la meta regina di questa giornata, il Danau Batur (30.000rupie l’entrata): una delusione assoluta. Arrivati nel paesino di Kintamani ammiriamo il panorama dalla grande terrazza; senza infamia e senza lode ma ci aspettavamo molto di più. Increduli sul fatto che potesse essere tutto lì, riprendiamo i motorini, scendiamo al lago e percorriamo tutte le strade che lo circondano. Confermiamo, non c’è davvero nient’ altro da vedere. Sulla sponda del lago opposta a Kintamani c’è un piccolo tempio, molto carino ma considerando il tempo che ci vuole per raggiungerlo, si può decisamente farne a meno. L’alternativa potrebbe essere un bagno termale, ci sono almeno 3 o 4 stabilimenti sulle sponde del lago ma, delusi dallo squallore dell’ambiente circostante, abbiamo deciso di risparmiarci questa esperienza. Il resto del giorno lo passiamo vagando in cerca di qualcosa che potesse in qualche modo attirare la nostra attenzione ma, a parte un tratto di strada nel pressi di Selat con qualche bella risaia, il resto è stato decisamente trascurabile.
Il secondo giorno il percorso prevede la visita alle risaie di Jatiluwih, patrimonio dell’Unesco e grande vanto di Bali (entrata 20.000rupie) e qua l’errore è stato invece nostro: dopo aver visitato Sapa in Vietnam non puoi apprezzare nessun altro terrazzamento al mondo! :) Il tutto appare piccolo ed insignificante, la maestosità dei paesaggi del nord del Vietnam soltanto un ricordo. Oltre all’impietoso confronto c’è anche da dire che i terrazzamenti appaiono anche un po’ lasciati a se stessi e non particolarmente curati…. che ormai siano diventate soltanto un richiamo per i turisti? La (mia) risposta è SI!. Proseguiamo in direzione del tempio Pura Ulun Danu Bratan (20.000 rupie compreso sarong da indossare obbligatoriamente); a me i templi del sud-est asiatico, in generale, non fanno impazzire e neanche questo fugge al mio giudizio: trascurabile. Non aggiungerà o toglierà niente al vostro viaggio.
Per il terzo giorno decidiamo di dirigerci verso la Penisola di Bukit, una giornata di relax vagando tra le tante spiagge della zona: la prime due sono la spiagge di Jimbaran e quella di Balang nelle quali restiamo giusto il tempo di una veloce passeggiata, davvero niente di speciale. La famosa spiaggia di Padang Padang invece è molto carina ma consiglio di arrivarci presto al mattino, per due motivi in particolare: il primo è che è molto piccola e si riempie velocemente, il secondo è che nel pomeriggio il mare, per effetto delle maree, si ritira di almeno 20/30 metri ed emergono molti sassi togliendo alla spiaggia l’aspetto paradisiaco che ha al mattino. Una parentesi a parte merita, secondo me, la spiaggia di Ulu Watu, uno dei paradisi mondiali del surf. Ammetto che il mio scetticismo iniziale è stato totalmente spazzato via delle sensazioni che questo luogo ti regala: una sottile striscia di sabbia in mezzo ad una scogliera alta decine di metri, onde stupende e decine di surfisti entusiasti. Tutta la scogliera è disseminata di piccoli locali dove poter mangiare qualcosa che assolutamente non vanno ad intaccare l’atmosfera che si respira, anzi la accentuano viste le decine di tavole da surf poggiate un po’ ovunque sulle porte d’entrata.
Ripartiamo nel tardo pomeriggio in direzione Tanah Lot, in modo da goderci il tramonto davanti ad uno degli scenari più belli dell’isola. Ovviamente anche questa attrazione è sfruttata all’inverosimile: la strada per arrivarci termina in un grande parcheggio a pagamento dal quale si deve attraversare un’area piena di negozietti e ristoranti prima di arrivare a vedere il tempio, una sorta di istigazione allo shopping. All’ora del tramonto ci sono centinaia di persone a godersi lo spettacolo, non è difficile capire quale sia il motivo…