Natalia non si mostra insensibile alle attenzioni di Javier: ma è un sentimento asimmetrico. Amore da parte di lui, poco più che amicizia da parte di lei. Tutto questo scatena comunque la reazione rancorosa e violenta di Sergio . La rovina per tutti è dietro l'angolo.Conobbi il cinema di Alex de La Iglesia per sbaglio: andai a vedere al cinema Accion Mutante non mi ricordo neanche perchè e uscì quasi schifato. Fui portato con l'inganno a vedere il secondo, El dia della bestia ( mi dissero che era il nuovo film di Almodovar e ai miei dubbi fui tacciato di ignoranza, mentre il film era solo prodotto dal fratello di Almodovar) e tirai una bella linea sopra questo giovane autore.Poi però arrivò Perdita Durango e qui la mia considerazione su de la Iglesia cambiò sostanzialmente e tutto questo venne confermato da due piccoli capolavori di grottesco come La comunidad e Crimen ferpecto, oltre a un bellissimo episodio delle Peliculas para no dormir( il Masters of horror spagnolo). Dopo ben due anni dalla sua uscita e da un suo passaggio di successo in quel di Venezia 2010 ( Osella d'oro per la sceneggiatura e Leone d'argento per la regia) esce nelle sale italiane questo Balada triste de trompeta, come al solito il titolista italiano ha perso un'ottima occasione per cogliere l'essenza del titolo originale, il film più ambizioso di Alex de la Iglesia.Assieme al melodramma amoroso di stampo classico lacerato però da esplosioni di violenza agghiacciante che rasentano e oltrepassano il limite dell'horror, il regista spagnolo racconta la Storia del suo Paese, vittima di un regime totalitario che come un virus ha prima infettato e poi ucciso le coscienze.E tutto questo viene simboleggiato dalla lotta intestina tra i due clown, uno triste e altro che ride, che si contendono la bella acrobata. Una metafora neanche tanto sottile delle due fazioni in lotta politica per accaparrarsi il controllo di una nazione oppressa e brutalizzata.E per raccontare tutto questo viene usata la figura di un clown triste e poi reso totalmente folle dalle traversie della vita. Un essere timido e pauroso che si trasforma in una sorta di giustiziere armato di mitra e che cerca solo la resa dei conti con il suo alter ego Sergio.Il grottesco è il tratto stilistico dominante come era accaduto in La comunidad e Crimen ferpecto ma qui de la Iglesia osa ancora di più a rischio di esporsi al ridicolo col suo cinema eccessivo e debordante come i personaggi che lo popolano.
( VOTO : 8 / 10 )