Trama: dopo un'infanzia sciagurata nella quale è stato costretto a vedere prima arrestare e poi morire il padre, Javier decide di continuare la tradizione di famiglia e diventare un pagliaccio, sebbene il suo passato lo costringa necessariamente ad essere quello triste. Lavorando al circo si innamora dell'acrobata Natalia, vittima delle violenze del fidanzato Sergio, il clown felice: da questo sentimento nascerà un triangolo che porterà i tre alla follia...
Mi dispiace sempre deludere le poche persone che leggono questo blog e, sopratutto, mi dispiace deludere Silly che ama alla follia questo film ma io (e l'amico Toto con me) non sono tanto riuscita a capire o ad apprezzare La ballata dell'odio e dell'amore, nonostante ne abbia riconosciuto la particolarità e la genialità. Probabilmente perché tutte le nozioni di storia spagnola che mi sono state inculcate ai tempi dell'università ormai sono sparite dal mio cervellino e purtroppo per godere al meglio della trama e delle metafore del film sarebbe stata necessaria un po' di conoscenza dell'argomento "Guerra civile, regime Franchista, attentati dell'ETA" o forse perché avrei voluto vedere morti i due terzi del triangolo formato da Javier, Natalia e Sergio (ma probabilmente anche perché a un certo punto, come gli accade spesso, de la Iglesia perde un po' il filo della trama e della consecutio temporum, dando parecchie cose per scontate e senza offrire spiegazioni logiche allo spettatore). La storia raccontata in La ballata dell'odio e dell'amore infatti comincia negli anni della guerra civile spagnola, continua durante il regime franchista e si conclude poco prima della morte del Generalissimo, quando i ribelli cercavano di fare fuori i suoi alleati con terrificanti e sanguinosi attentati, e il rapporto che viene ad instaurarsi tra i tre protagonisti si interseca alla storia della Spagna, riproponendola in piccolo: Natalia è il popolo spagnolo, soggiogato dalla repressione e dalla violenza ma beatamente incapace di sottrarsi ai soprusi del suo amante, Sergio è il dittatore che con pugno di ferro governa non solo la mente e il cuore di Natalia ma anche l'intera vita del circo (per il loro bene, ovviamente. Poi esagera ma in fondo gli dispiace, e certo) mentre Javier è il clown triste, il terrorista esasperato che vorrebbe ribellarsi e riprendersi la Spagna ma purtroppo, portato alla follia dalla sottomissione del popolo bue e dalle proprie visionarie convinzioni, non riesce a trovare un metodo non violento per riuscire nei suoi intenti. La Spagna, dunque, vista come un circo di freaks dove le violenze e i soprusi sono all'ordine del giorno, l'amore è un sentimento da operetta buono solo per i musicarelli al cinema e il clown triste se la prende sempre nello stoppino, vessato da chiunque perché ingenuo e di buon cuore, oppure deve perdere ogni vestigia di umanità diventando un mostro animalesco.
Al di là della trama che, per vari motivi, non è riuscita ad entusiasmarmi rimane però il genio visionario di de la Iglesia, che non può lasciare indifferenti. I suoi clown sanguinari più che terrorizzare il pubblico lo sconvolgono marchiandogli a fuoco il cervello con delle icone devastanti come il pagliaccio "donna" col machete o il pagliaccio triste dal volto sfigurato e la mitra papale, simbolo iconoclasta di follia religiosa e amorosa. Impossibile, inoltre, non rimanere basiti davanti ai freaks che popolano il circo e alle loro storie grottesche e surreali, come il domatore di elefanti che ha visto la moglie morire sotto il peso di un'elefantessa gelosa oppure il "motociclista fantasma", pronto a schiantarsi contro i muri per amor della velocità. Non mancano intere sequenze di inaudita violenza fisica in cui de la Iglesia da sfogo ad esplosioni (la più spettacolare, per inciso, è realmente avvenuta), bagni di sangue o sconvolgenti mix di eros e thanatos ma l'aspetto più disturbante di La ballata dell'odio e dell'amore è sicuramente la violenza psicologica alla quale vengono sottoposti (e si sottopongono, talvolta, volutamente) tutti i personaggi, anche i più negativi, persi in un vortice di autodistruzione che li rende inevitabilmente protagonisti di una tragedia annunciata; personalmente, l'unica scena che non dimenticherò mai sarà la grottesca ed angosciante sequenza finale in cui i pagliacci, di fronte alla conclusione definitiva della loro vicenda, si confrontano diventando le imbarazzanti e mostruose caricature dei loro stessi personaggi di finzione. A tal proposito, gli attori sono tutti favolosi, in primis Carlos Areces e Antonio De La Torre, ma mi tocca spezzare una lancia anche per la fascinosa Carolina Bang, costretta in un personaggio odioso e anche l'unica donna al mondo in grado di cacciare degli urli mi sentiti prima sullo schermo! Quindi, insomma, non è che La ballata dell'odio e dell'amore non mi sia piaciuto ma come spesso succede mi condizionano le simpatie o le antipatie verso i protagonisti e stavolta volevo bene solo a Javier, inoltre la prima parte della pellicola è molto più interessante e coerente della seconda, dispersiva e tirata per le lunghe. Non un diludendo, questo no, ma mi aspettavo molto meglio!! Scusa ancora Silly!!!
Del regista e sceneggiatore Álex de la Iglesia ho già parlato QUI mentre Carolina Bang (Natalia) e Santiago Segura (il padre di Javier) li trovate ai rispettivi link.
Carlos Areces interpreta Javier, il clown triste. Spagnolo, ha partecipato a film come Gli amanti passeggeri e Las brujas de Zugarramurdi. Anche sceneggiatore e animatore, ha 39 anni e quattro film in uscita.
Antonio De La Torre (vero nome Antonio de la Torre Martín) interpreta Sergio, il clown felice. Spagnolo, ha partecipato a film come Il giorno della bestia, Volver e Gli amanti passeggeri. Anche produttore, ha 47 anni e due film in uscita.