“Ballata dell’odio e dell’amore” ha il triste primato di riuscire a rientrare in pressoché tutte le tre categorie. Arriva dopo “Crimen Perfecto”, “Oxford Murders” e soprattutto quel “la Chispa de la Vida” che ha inebriato e riscaldato il pubblico della Berlinale 2012 portandosi a casa una standing ovation, inequivocabile abbraccio da parte di coloro che hanno sfidato il clima rigidissimo pur di consacrare il regista tra i Big. Quindi, il rischio di un passo falso sembrava escluso e l’aspettativa prima della proiezione era alta considerato che De la Iglesia si è superato ogni volta e nel 2010 a Venezia proprio con quest’opera si era aggiudicato il Leone d’Argento, mica quello di peluche!
L’opera è drammatica, ci offre qualche freddura in apertura ma scalza ben presto i toni leggeri per far posto ad una lezione sul mal di vivere. Gli interpreti maschili sono davvero bravi, l’immedesimazione iniziale c’è, ma si dimentica appena il cinismo e la pazzia dilagano sullo schermo. E Carolina Bang è di una bellezza imbarazzante, di un magnetismo che cade a pennello con il suo personaggio, quella Natalia – ammaliatrice, causa della follia collettiva. Nel complesso però, girare il coltello nella piaga, con morbosa voglia di mostrare il dolore nell’anima e nelle membra (!), risulta eccessivo. Che sia un modo per scacciare un demone che perseguita l’autore è intuibile, che l’esorcismo abbia funzionato è auspicabile, perché preferiamo l’Alex de la Iglesia di Berlino.
Voto: 4. Mi piace pensare sia stato un esperimento che non si ripeterà più. Nonostante tutti nostri difetti non siamo per forza destinati all’infelicità!