Vorrei approfondire un argomento che ha suscitato il mio interesse qualche giorno fa mentre curiosavo in internet. Parlo dei “nativi digitali“, ossia i bambini che sono nati con la tecnologia a portata di mano, internet, videogames, consolle, figli di social network, del sapere che arriva dal computer e non solo dai libri come quando eravamo piccoli noi.
Sono i bambini di oggi che imparano più velocemente a usare i computer in quanto fanno parte della loro realtà quotidiana e li aiutano ad imparare. Paolo Ferri, docente di Teorie Didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media dell’Università Bicocca di Milano, dice: “Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita e considerano internet il loro principale strumento di reperimento, condivisione e gestione dell’informazione“, continua “Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames, vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva” e ancora “I bambini cresciuti con consolle e cellulare sono abituati a vedere la risoluzione dei compiti cognitivi come un problema pragmatico“. Paolo Ferri si domanda “Se qualcosa può essere visto, ascoltato e suonato perché dovrebbe essere raccontato a parole?“.
Me lo chiedo anche io, però sono dell’idea che raccontare, suscitare la curiosità dei bambini attraverso le parole sia molto più divertente.
Lynn Clark, direttrice dell’Estlow International Center of Journalism and New Media dell’Università di Dnever Usa, sostiene che “Quando le modalità di apprendimento scolastico sono simile a quelle di un gioco ci sono maggiori chance che gli alunni apprendano volentieri e in fretta“.
Detto questo mi chiedo se oggi cambia anche il ruolo dell’insegnate, come sono i maestri di oggi? Ottengo risposta dall’ex direttore del programma Comparative Media Studies del Mit di Boston, Henry Jenkins, che dice “Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un “facilitatore” che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente“.
Ma mi dico, quando ero piccola imparare voleva dire leggere libri mentre oggi i bambini leggono poco o niente e le informazioni o le ricerche per la scuola vengono fatte tramite internet senza pensare alla veridicità delle notizie.
Ho sentito spesso la frase “L’ha detto internet allora è vero!” anche da persone che conosco, che considerano le notizie che arrivano dalla rete vere a prescindere.
Nishant Shah che dirige il Center for Internet and Society di Bangalore in India spiega che ” La tecnologia dei nostri padri è quella televisiva: un modello analogico che stabilisce ruoli, responsabilità e struttura della produzione, diffusione e consumo di conoscenza. Con l’esplosione del p2p (peer-to-peer, una connessione diretta tra 2 computer ndmaritoprogrammatore) i ruoli sono messi in discussione dallo studente, che si considera parte attiva nella produzione di sapere e vede i libri come una fonte tra le tante” e continua dicendo “Internet sta ridisegnando i confini della verità, e questo pone grandi sfide per gli educatori del XXI secolo: come si fa a imparare utilizzando fonti che nono hanno approvazione istituzionale? Come si può riconoscere un valido provider ci conoscenza nel caos online?”
Anche secondo Paolo Ferri “La cut-and-paste culture e la presunzione di veridicità della rete tendono ad abbassare la percezione critica degli utenti. Internet diventa per i bambini “la fonte” a prescindere dall’autorevolezza del sito e di chi scrive“. Così come mi domandavo prima, se internet è la verità assoluta, come facciamo a “scegliere” o a decidere cosa è vero e cosa no?
L’antropologa Susan D Blum ha scritto sul New York Times: “Se per lo studente non è fondamentale essere unico, va bene usare parole di altri. Dice cose a cui non crede? Allora va bene scrivere testi su argomenti sconosciuti con l’unico scopo di prendere un buon voto: conoscere è diventato un mezzo per ottenere consensi e socialità“.
Credo, anzi sono sicura, che scriverò ancora nei prossimi giorni sull’argomento, non appena avrò trovato altre notizie su internet. Andando il più vicino possibile alla fonte, però! Oggi mi sono dedicata a citare le persone autorevoli in materia e a pormi le prime domande che poi mi condurranno ad approfondire ulteriormente l’argomento. Comunque se anche voi genitori di nativi digitali volete esprimere una opinione, scrivete, commentate il post o se avete maggiori informazioni vi chiedo di condividerle con chi, come me, conosce poco l’argomento ed è a caccia di informazioni.
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