Bammenella

Creato il 24 luglio 2015 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr

Quante volte ho ascoltato la canzone Bammenella per la splendida interpretazione di Angela Luce, bella e brava cantante e attrice napoletana.

Per un certo periodo è stata per me la canzone più amata, quella che ascoltavo di più, ne ero incantato (forse perché ero innamorato della bella voce di Angela).

Eppure, confesso, non mi sono mai soffermato sul testo che pure mi piaceva tanto; anche e soprattutto per la musica che mi rapiva ogni volta. E non immaginavo neppure lontanamente il significato del termine bammenella, che ritenevo - ignorantemente - fosse il nome della protagonista della canzone. Solo più tardi mi resi conto che, sì, in qualche modo lo era.

Allora non sapevo quanto lontano io fossi dalla realtà.

Bammenella, in lingua significa bambinella, un vezzeggiativo del sostantivo "bambina, insomma "piccola dolce bambina"; ma nella canzone è il nome della ragazza che fa da protagonista, nata dalla verve di quel grande compositore e poeta che fu a Napoli Raffaele Viviani, il "poeta scugnizzo" come veniva chiamato.

La canzone nacque nei primi anni del novecento, esattamente nel 1917, a narrare le vicende di questa giovane affascinante guagliona che per vivere esercita il mestiere più antico del mondo, la prostituta; lei si descrive come "bammenella 'e copp' 'e quartiere", la bambinella di sopra i quartieri, presumiamo si tratti dei quartieri spagnoli, sopra Toledo. Oggi i quartieri, in cui un tempo era disegnata e divisa teoricamente la città, sono solo dei riferimenti, come dire, topografici; e in ispecie indicazioni dei luoghi sulla carta della posizione nella città vecchia. A quel tempo, nel primo novecento, erano circa una trentina, oggi sono stati raggruppati in dieci municipalità.

I quartieri spagnoli oggi stanno a indicare le zone di Montecalvario ed Avvocata, per intenderci; prendono il nome dall'essere stati, nel millecinquecento, sede delle milizie spagnole di stanza permanente a Napoli o di passaggio per poi andare verso altre destinazioni. E fin da subito luoghi di cattiva fama per la presenza di prostitute e di piccola e grande criminalità. Sono vicoli e vicoli che scendono dalla parte alta della città storica di Napoli giù alla allora via Toledo (oggi via Roma) che prende il nome dal viceré della città don Pedro de Toledo, appunto. Ancora oggi i quartieri sono popolatissimi di gente povera, gran parte della quale vive nei famosi "bassi (vasci)"

La ragazza dunque si racconta così

"... So' Bammenella 'e coppe Quartiere:

pe' tutta Napule faccio parla', quanno, annascuso, pe vicule, 'a sera, 'ncopp' o pianino mme metto a balla'.

Sono "Bambinella" di sopra i Quartieri, / e per tutta Napoli faccio parlare (di me), / quando, nascostamente, per i vicoli, di sera, / sulla musica di un pianino mi metto a ballare...

Raffaele era di Castellammare di Stabia, ma la sua famiglia presto si trasferì a Napoli, dove il giovane, con la grande passione trasmessagli dal padre che a Castellammare dirigeva un teatro, l'Arena Margherita, prese a scrivere appena si fece grandicello, ché ancora bambino - aveva solo quattro anni - debuttò sulle scene del nuovo San Carlino, a fianco della sorella Luisella; e dalle tavole del palcoscenico nacque il Raffaele Viviani che noi conosciamo.

Raffaele Viviani (1888-1950)

La famiglia ha sempre versato in condizioni miserevoli e Raffaele ben presto deve darsi da fare per aiutare in casa.

Infatti a soli dodici anni perde il padre e diviene giocoforza lui il capo della famiglia.

Deve abbandonare i giochi e lavorare per vivere, cominciando a recitare prima, a scrivere commedie dopo; e poi poesie e quindi canzoni, tutte cose che lo rndono celebre non solo a Napoli, ma nel mondo intero.

Ecco i primi versi di una poesia in cui descrive se stesso ancora guaglione

Quanno pazziavo 'o strummolo, 'o liscio, 'e ffiurelle, a ciaccia, a mazza e pìvezo, 'o juoco d''e ffurmelle, stevo 'int''a capa retena 'e figlie 'e bona mamma, e me scurdavo 'o ssolito, ca me murevo 'e famma.

quando giocavo con lo strummolo (la trottolina di legno) 'o liscio (giocando a carte, lo striscio, il liscio, a significare che si hanno in mano altre carte dello steso seme) 'e ffiurelle (a figurine) a lizza (o lippa) o con i bottoni ('e ffurmelle) ricordo che stavo nella più grande combriccola di figli di buona mamma e mi dimenticavo al solito che morivo di fame.

(Raffaele Viviani, Guaglione, 1931)

E dunque, Bammenella.

L'autore con tutta la sua anima di attore e sceneggiatore, nonché di autore di commedie, descrive una ragazza, come detto, di facili costumi, che andrebbe bene come interprete di una sceneggiata tutta napoletana. Io non so se l'abbiano mai messa in scena questa canzone (come è avvenuto per tante altre; ho in mente a tal proposito il grande Mario Merola con le sue indimenticabili sceneggiate, la più grande di tutte "'Zappatore", nata appunto come canzone - era l'anno 1928 - per i versi di Libero Bovio e la musica di Ferdinando Albano, e poi portata sulle scene ogni volta con grandissimo successo); dicevo, non so se Bammenella sia mai stata rappresentata, riconosco la mia ignoranza, e me ne dolgo. Ma credo che sarebbe una sceneggiata di grido; gli ingredienti ci sono tutti per un dramma che pare attuale, considerando l'argomento trattato: la donna perduta, giovane e bella, il pappone, il maresciallo o il brigadiere, la malattia del protettore, le cure che gli prodiga la donna, e le botte che lui le rifila, e l'amore che - nonostante - ella prova per lui.

E la musica è già pronta; basta farne degli arrangiamenti ad hoc. Se pensiamo che la poesia è nata dall'estro di questo grande artista a tutto tondo, c'è da restare stupiti; un artista "già grande", quando grande non era ancora, ma che fu costretto, come ho detto, a diventarlo presto, quann'era - se po' dicere, ancora "guaglione".

Aveva presto lasciato i giochi di ragazzo, lo strummolo, 'o liscio, 'e ffiurelle, perché

... a dudece anne, a tridece, cu 'a famma e cu 'o ccapì,

dicette: Nun pò essere: sta vita ha da fernì. Pigliaie nu sillabario: Rafele mio, fa' tu! E me mettette a correre cu A, E, I, O, U.

... a dodici tredici anni, con la fame che non passava e cominciando a capire la vita, mi dissi: non può andare così, questa vita deve finire... e si mise a studiare, prese il sillabario, "adesso devi fare sul serio, caro Raffaele"... ... e si mise a compitare cominciando dalle vocali... (e mi misi a correre studiando le A,E,I,O,U).

E allora Bammenella, Bammenella 'e copp''e quartiere.

Nella quale l'autore, grande scrittore e interprete sulla scena delle sue opere, trasfuse tutta la sua immensa umanità, che va a mitigare la trista realtà della donna di strada, vittima non solo della vita ma anche del protettore che su di essa scarica una inammissibile violenza gratuita; e anche su Bammenella si riversa questa violenza materiale, ma ella ama il suo uomo, nonostante tutto.

Sentite qua:

....

I o faccio 'ammore cu 'o cap'e guaglione

e spenno 'e llire p'o fa' cumpare'. Tengo nu bellu guaglione vicino ca mme fa rispetta'! Chi sta 'into peccato, ha dda tene'o 'nnammurato, ch'appena doppo assucciato, s'ha da sape' appicceca'. E tutt' e sserate chillo mm'accide 'e mazzate! Mme vo' nu bene sfrenato, ma nun 'o ddà a pare'!"

... faccio l'amore con il capo / e spendo i soldi per fargli sempre fare bella figura. (in pratica, è lei che mantiene lui)

...

ho vicino a me un bel ragazzo / che mi fa rispettare da tutti.../ del resto chi vive nel peccato come me / deve per forza avere l'innamorato, bello, forte / che dopo aver fatto l'amore / deve sapere anche litigare...

Mi riempie di botte (mazzate) tutte le sere / mi vuole però un bene da matti / anche se non lo dà a vedere...

E ditemi voi se questi versi scritti quasi cento anni fa non sono attualissimi, nel dipingere la situazione della violenza sulle donne, che da allora non è cambiata, se non in peggio; di cui oggi molto si parla e si argomenta, con una maniera sì drammatica ma quasi accettabile, direi; come nella canzone, ché così appare in essa questa bellissima figura femminile, grazie anche a una stupenda colonna musicale.

Bammenella è convinta che il suo uomo la ami, anche se la spinge giornalmente sul marciapiede a battere, la riempie di "mazzate" e le fa fare debiti per mantenerlo; situazione che anche oggi la gran parte delle donne vessate materialmente e psicologicamente si rifiutano di denunciare (per paura? per abitudine alla sottomissione?) alle autorità costituite; e si giustificano dentro di sé con un "e che possiamo fare, se non questo?".

E' convinta che lui l'ama, e lei confessa di riamarlo in maniera carnale. Lo cura quando sta male, spende tutto quello che ha per le visite del medico, per le medicine, e quando non ha denaro sa come fare:

...'o duttore cu mme s'è allummato,

pe' senza niente mmo faccio cura'.

Ha fatto innamorare il dottore (che s'è acceso per lei, s'è allumato) / e fa curare il suo uomo senza pagare (e lascia intendere che paga in natura...).

Bammenella viene presa spesso in occasione di retate delle guardie che la portano in caserma; ma lei non se ne preoccupa, ché

Cu 'a bona maniera, faccio cade'o brigatiere,

con le mie buone maniere / faccio cadere nelle mie braccia il brigadiere ...

e quando nella retata talvolta cade il suo protettore, lei sa come fare, si reca laddove l'hanno portato, e

Cu 'a bona maniera, faccio cade'o brigatiere mentre io lle vengo 'o mestiere isso hav'o canzo' e scappa'

... mentre concedo a lui le mie grazie / il mio uomo ha modo di scappare...

E' un amore carnale che la lega indissolubilmente a questo mascalzone che per lei è solo il bel ragazzo alto e forte che la fa rispettare da tutti e che la fa impazzire d'amore.

Sentite questo:

Pe' mme, o 'ssenziale è quanno mme vasa carnale: mme fa scurda' tutto o mmale ca mme facette fa'."

Per me la cosa più bella e più importante / è quando lui mi bacia e mi desidera carnalmente / è allora che mi fa scordare ogni male, ogni bruttura della vita / e di tutto il male che mi fece e mi fa fare...

Eccola la vita degradata di Bammenella, ma per lei la vita più bella che ci sia perché ha vicino un uomo che la ama nonostante tutto, non importano più la dignità calpestata, le botte; e ci sta bene pure che spesso venga portata via dalle guardie, tanto andare in questura, per lei è talmente un'abitudine inveterata che è diventata una pura "furmalità".

Ché lei lo sa che

... cu 'a bona maniera,

faccio cade' 'o brigatiere, piglio e lle vengo 'o mestiere... Cu 'a bona maniera, faccio cade'o brigatiere mentre io lle vengo 'o mestiere isso hav'o canzo' e scappa'

... mentre concedo a lui le mie grazie / il mio uomo ha modo di scappare...

Per chiudere voglio riportare una breve testimonianza di Angela Luce che ha per oggetto la canzone.

Lo ha raccontato in occasione dei festeggiamenti per i suoi sessant'anni di carriera di canto e di cinema. Riporto le sue parole:

Era il 1967 e stavo girando ''Lo straniero''. Eravamo in una pausa e a un tratto il maestro si avvicinò e mi disse: 'Angela me lo fa un grande regalo?', 'Ma certo conte, mi dica', 'No, non mi chiami conte, ma solo Luchino, ecco vorrei che mi cantasse ora e qui la sua straordinaria 'Bammenella'. Sa, l'ho sentita a teatro e mi ha regalato emozioni fortissime'. Non me lo feci ripetere due volte e intonai a cappella, senza strumenti, lo struggente brano di Viviani, che da allora sarebbe diventato il mio cavallo di battaglia".

E' il suo cavallo di battaglia.

Per me Bammenella, la ragazza perduta de copp''e quartiere, è e sarà solo e sempre Angela Luce.

marcello de santis