Massimiliano Zaccone (voce), Enrico Di Marzio (chitarra, cori), Sergio Sciammacca (batteria, voce), Giordano Menegazzi (tastiere, cori), Walter Menegazzi (chitarra, cori) e Nicolò Gallo (basso) si destreggiano egregiamente sia in studio che sul palco- provare per credere- e il loro recente singolo “Freakin’ Monsters” potrebbe essere un manifesto perfetto di ciò che per anni ha bollito in pentola: funky mordace, impalcatura rock, venature soul, maestria tecnica, libertà d’esecuzione e piacevoli “bravate” nel canovaccio del brano. Già due anni sono passati infatti dal loro esordio in studio (è del 2010 il mini-cd “Space Sharp”) e sempre del passato firmato Thomas fanno parte canzoni come la superfunk “Perpetual Party”o il trip psichedelico spalmato di wha-wah “Universe is me”, due composizioni agli antipodi ma accomunate, oltre che da un sano senso del “divertissement”, dalla dichiarazione d’amore nei confronti della musica dei tempi andati.
Ma attenzione: i Thomas non sono un mero rimpasto del bel sound che fu. Sono infatti ben imbrigliati al presente “43 Sunsets”, un’ escursione lounge alla “Buddah Bar” dilatata ed estatica, la sintetica “Clogged”, la misteriosa e cosmica “Santhe”, la robusta “Bee Hive”. Avete presente la formula (imbroccatissima) di Mario Biondi? Ecco, qualcosa del genere.
Insomma, istinto e gusto per l’avventura, spontaneità e tecnica, riflessione e ballabilità sono gli ingredienti base dell’intruglio Thomas, tutti perfettamente coagulati in una soluzione alchemica che si fa degustare bene anche in un sol sorso, tutta d’un fiato, senza alcun rischio d’indigestione o noia.