I cittadini del quartiere Prati di Roma chiamano il call center di Telecom Italia, per chiedere di essere connessi alla mega-rete a fibra ottica da 100 Megabit per secondo e si sentono rispondere “non ne sappiamo nulla”. E’ successo ad alcuni amici che abitano lì. Nel frattempo, in un altro quartiere romano – collina Fleming – sta per partire la sperimentazione della mega-rete alternativa, quella che sarà realizzata da Wind, Fastweb e Vodafone, a cui si è aggiunta oggi anche Tiscali.
Non c'è bisogno di una guerra tra gli operatori combattuta a colpi di fibra ottica
Il trio diventa quartetto, anche se – affinché la banda suoni la musica che piace agli italiani – Telecom dovrebbe smetterla di fare la riottosa. Il governo e l’Agcom dovrebbero costringere l’ex monopolista, che fa il giapponese nella giungla, a giocare la stessa partita. Non ha senso che ognuno scavi per i fatti suoi i cunicoli per infilare la fibra. Alla fine ci saranno zone ipercollegate – quelle più appetibili per il mercato – e zone condannate all’eterno doppino di rame.
D’altronde in Europa l’aria tira in quella direzione. Proprio ieri la Commissaria europea alle telecomunicazioni, Neelie Kroes, ha approvato la decisione dell’Authority britannica Ofcom, che ha obbligato British Telecom ad aprire la sua rete in fibra agli altri operatori con un accesso virtuale (virtual unbundlig).
Fibra ottica
Un primo passo – temporaneo, sottolinea la Commissaria – perché “l’unbundling fisico deve essere imposto il prima possibile”.
E’ la prima volta che un’Authority interviene così pesantemente per risolvere il problema dell’accesso all’infrastruttura in fibra. E se Agcom prendesse lezioni da Ofcom? Le mega-reti in fibra ottica costerebbero meno allo Stato e ai consumatori.