Banda larga, niente soldi. Legge Pisanu, niente cambiamenti

Da Db @dariobonacina

Delle dichiarazioni e delle promesse formulate dal ministro Renato Brunetta in merito alla necessità di investire sulla banda larga in Italia ho parlato spesso anche da queste pagine (qui, qui e qui). Le… braccia sono cadute quando si è scoperto che i fondi da destinare a questo investimento si sono ridotti drasticamente. Leggere che lo stesso ministro Brunetta avrebbe dichiaratoÈ inutile pensare agli 800 milioni che mancano per la banda larga in Italia quando il suo livello attuale di utilizzo è inferiore al 50%” lascia un po’ basiti.

Anche il resto delle dichiarazioni non scherza: “È un problema di cultura, non di rete: tutte le scuole italiane sono già collegate via internet, fra loro, con il ministero e con il mondo esterno, ma la quantità di contenuti che viene fatta circolare è praticamente nulla. Lo stesso in medicina: il fascicolo telematico con le informazioni di ogni paziente è già disponibile, ma non viene utilizzato, così come la Pec, la posta elettronica certificata per la quale la banda larga è più che sufficiente. Il solo utilizzo del protocollo Voip per la comunicazione nelle università consentirebbe di risparmiare fino a un terzo di spese telefoniche, recuperando l’investimento necessario in un anno e mezzo e liberando fondi”.

Citando il solo ambito della Pubblica Amministrazione, il ministro ritiene dunque che le infrastrutture di comunicazione in Italia siano più che sufficienti per lo scarso uso che se ne fa. Quasi a dire “inutile dare perle ai porci”, il ministro sembra suggerire di pensare a ben altri problemi, dimenticando che esistono realtà che potrebbero fare un ottimo uso di un accesso Internet a banda larga, se solo lo avessero a disposizione, agevolando uno sviluppo tecnologico che trascinerebbe con se’ una parte significativa di quello economico.

D’altro canto, queste dichiarazioni sono state rilasciate a chiusura dell’”Incontro con gli innovatori” organizzato al Future center Telecom di Venezia, in cui lo stesso ministro aveva ventilato l’ipotesi che nell’imminente Consiglio dei Ministri si sarebbe discussa l’abrogazione dell’articolo 7 della Legge Pisanu: ”C’e’ un grande consenso politico. Ci sono dei problemi di ordine nazionale e di coerenza internazionale, ma il ministro Maroni si e’ detto disponibile e penso che gia’ dal prossimo Cdm, se non gia’ una modifica, ci sara’ una discussione”.

Il Consiglio dei Ministri c’è stato, la discussione sull’abrogazione no, non era neppure all’ordine del giorno.



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