“Forse c’è qualcosa di strano, poco decifrabile, nell’atteggiamento del governo – scrive oggi Franco Morganti sul Corriere della Sera – si pensa forse che la banda larga serva solo ai ragazzini per giocare, ai guardoni per stravedere, agli antagonisti per protestare”? “Invece – conclude Morganti – serve alle aziende per sopravvivere, ai professionisti per lavorare, ai giovani per imparare”. Già la banda larga, o sarebbe meglio dire – in Italia – la banda allargata, o meno stretta. Un tormentone senza capo né coda. Dove eravamo rimasti?
C’era una volta il cosiddetto Piano Romani, cioè una manciata di soldi – 800 milioni di euro – da destinare al superamento del divario digitale. Non banda veramente larga, come si intende altrove in Europa e negli Stati Uniti (cioè 100 Mbit per secondo), ma un minimo comune denominatore di 1 Mbit/s. Cioè portare internet dove non c’è: zone rurali, quartieri periferici, piccoli comuni, eccetera.
Ebbene, il già cagionevole Piano Romani sembra essere ormai trapassato. “Gli 800 milioni per la larga banda sono svaniti e si sono trasformati in 100 milioni condivisi”, scrive Francesco Di Martile su IctBusiness. Altro che fibra ottica. Il buon vecchio rame – monopolio di Telecom – tira ancora alla grande. L’ex monopolista è stato beneficiato dall’aumento del canone di unbundling deciso dall’Autorità per le comunicazioni.
“Giornata infausta nel settore delle telecomunicazioni”, ha scritto Maddalena Camera sul Giornale. Aumento del canone significa che l’”ultimo miglio” in fibra di rame dalle centrali Telecom ad uffici e abitazioni – vero e proprio imbuto -costa di più agli operatori alternativi. La rendita di posizione di Telecom è assicurata e, tre giorni fa, “gli operatori telefonici concorrenti di Telecom hanno abbandonato un comitato creato dall’Autorità garante per le Comunicazioni dove si discuteva come dovrà essere gestita la nuova rete in fibra ottica (quella per avere Internet superveloce)”.
“In una sintesi un po’ brutale il vicolo cieco è questo – osserva Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano – gli operatori telefonici non-Telecom vogliono sapere quali saranno le regole di concorrenza sulla nuova rete in fibra, prima di spendere un euro per contribuire a costruirla. Se alla fine comanderà solo Telecom, l’investimento non si giustifica. Ma le regole per la nuova rete si possono decidere solo una volta che è chiaro chi la costruirà, perché il quadro è completamente diverso se la fibra ottica viene realizzata da Telecom, dallo Stato, da una società mista tra operatori di settore o soltanto dai concorrenti dell’ex monopolista pubblico”.
Vicolo cieco, partita persa. I commenti sull’ultimo atto del paradosso italiano della banda larga sono più o meno gli stessi. Il divario digitale sembra destinato ad allargarsi, tra i fortunati che avranno la fibra ottica in casa o in azienda e gli sfortunati che dovranno accontentarsi di connessioni tartaruga.
om/i/10/102152/banda-larga-tutti-divisi-appassionatamente-L-18.jpeg" />Pochi giorni fa Fastweb ha “acceso” il servizio Fibra 100 nelle città e nei quartieri già raggiunti dalla fibra ottica. Da fonti aziendali si apprende che l’azienda non avrebbe intenzione, al momento, di estendere Fibra 100 ad altre città. Bene dunque per chi ha già la fibra. Dal canto suo Telecom sperimenta reti ultraveloci in zone già ampiamente servite dalla banda larga, come il quartiere Prati di Roma. E gli altri? Si arrangino. D’altronde WiMAX non decolla e le reti mobili sono sempre più sovraffollate.
AGGIORNAMENTO DELLE 15.45
Notizia diffusa dalle agenzie di stampa:
Il tavolo sulle reti di tlc di nuova generazione istituito dal viceministro dello Sviluppo con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, e’ giunto all’accordo tecnico sul modello infrastrutturale di base. Ne da’ notizia un comunicato del ministero dello Sviluppo economico.
”Questa azione – afferma il viceministro Romani – permettera’ al sistema Paese di raggiungere gli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale europea entro il 2020, ovvero che il 50 per cento degli utenti domestici italiani ed europei abbia attivato abbonamenti per servizi con velocità superiore a 100 Megabit”.
Il tavolo sulle reti di tlc di nuova generazione istituito dal viceministro dello Sviluppo con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, e’ giunto all’accordo tecnico sul modello infrastrutturale di base. Ne da’ notizia un comunicato del ministero dello Sviluppo economico.
”Questa azione – afferma il viceministro Romani – permettera’ al sistema Paese di raggiungere gli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale europea entro il 2020, ovvero che il 50 per cento degli utenti domestici italiani ed europei abbia attivato abbonamenti per servizi con velocità superiore a 100 Megabit”.
Speriamo che non si tratti del solito annuncio.