La politica italiana ormai non è più questione da opinionisti, ma da strizzacervelli. Siamo passati dall’anomalia di un anziano imprenditore spregiudicato e con fardelli giudiziari che condizionava la vita politica italiana, ai condizionamenti della triplice anomalia composta da un ex comico anzianotto in delirio, da un supergiovane supponente e sopravvalutato e dal solito anziano imprenditore criminoso. Tre è meglio che uno, si potrebbe anche dire, con un certo masochistico sarcasmo. E, d’altronde, non gli si può gettare la croce addosso a questo trio meraviglia (i cui componenti, per fortuna, amano esibirsi da solisti) se raccoglie tanti consensi. Il fascino dell’accentratore, del ghe pensi mi, dell’apres moi le deluge, esercita una forza attrattiva irresistibile per il ventre e l’immaginario dell’italiano medio. Chi, come me, ha creduto in un’europeizzazione dell’Italia, in un salto di qualità della sua cultura democratica, in una drastica riduzione dello spread tra cittadini e rappresentanza, ne prenda atto e sventoli pure la bandiera bianca.