Saro spietato come un cazzotto nello stomaco: mi sono reso conto di dover fare una sana e doverosa pulizia delle mie immagini "buone".Mi occorrerà del tempo.
Dovrò capire cosa è cambiato nel mio modo di valutare i miei stessi lavori.Ho scattato, salvato e mostrato determinate immagini perchè le ritenevo degne di nota; non per forza eccezionali (termine comunque vada da usare con molta cautela) ma sicuramente interessanti.
Oggi, invece, mi chiedo il motivo della mia scelta.
E' una cosa che sa essere frustrante perchè ti fa seriamente dubitare delle tue capacità selettive.
E può essere molto pericoloso, specie se mostriamo dei lavori che dovrebbe farci da biglietto da visita.
In ogni caso il punto è: qualcosa è cambiato.
C'è da capire se questo qualcosa sia dato da una reale maturazione stilistico/valutativa, o se sia solo frutto di un capriccio emozionale.
Sono due atteggiamenti molto diversi. Non devono essere gli ormoni dell'umore a scegliere ciò che è buono e ciò che non lo è. Sarebbe un vero casino; oggi no, domani si, e viceversa.
Tuttavia, ritengo sia molto difficile scindere totalmente le due cose, emotività/capacità.Stiamo parlando di immagini, e le immagini generano sempre emozioni anche all'osservatore più neutrale e distaccato possibile.
Se non genaresse una risposta emozionale, la fotografia fondamentalmente non avrebbe senso di esistere.
E sono proprio le emozioni suscitate che hanno reso celebri alcune (se non tutte) tra le più famose immagini mai scattate.
Bisogna quindi trovare il giusto compromesso tra emotività e razionalità.
Prima ho detto la cosa sa essere frustrante. Ma la verità, e che fa anche sincero piacere.
Sentirsi "a posto" significherebbe non essere in grado di offrire nulla di meglio. Significherebbe aver finito di crescere, di maturare, di correre e di competere.
Essere autocritici, invece, ci permette di puntare oltre, di vedere un percorso e un traguardo che si fanno sempre più ambiziosi man mano si va avanti.
La frustrante felicità della continua rincorsa ad un nuovo obiettivo.
Può essere massacrante. A volte lo è, molto più spesso di quanto si creda.
Ma è un attitudine potente, e personalmente spero sempre di poterla coltivare.
Quindi, ben vengano i ripensamenti.
Speriamo solo, di saperli interpretare come si deve.