Bando collaboratori-restauratori: Amarezza

Da Chiara Lorenzetti

In questi giorni i restauratori italiani sono in fermento. Il Mibac, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha indetto un bando per collaboratori restauratori a cui seguirà un secondo bando per restauratori. 
Tale bando è volto a considerare restauratori solo coloro che potranno avere accesso ai beni detti “beni tutelati”, ovvero i beni tutelati dallo stato. E tale bando coinvolge tutti i restauratori, limitando il loro operato alla scuola fatta (pensiamo ai restauratori storici che di certo non hanno mai frequentato scuole ma si sono formati a bottega) e alle ore lavorative fatte su “beni tutelati” che devono essere in numero maggiore di 4 anni.
Quello che riporto sotto è il mio pensiero, sempre più consapevole, visto i cervelli in fuga, i ricercatori sottopagati, i giovani senza lavoro, che questo nostro paese stia morendo sotto il peso assurdo di politici incapaci. E consapevole anche che quelli stessi politici li abbiamo votati noi.

Il mio pensiero.
Mi chiamo Chiara. Ho 47 anni, mi sono diplomata all’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli nel 1987. Con il massimo dei voti. Ho iniziato da subito a lavorare, aprendo una partita iva. Nei primi tempi ho lavorato con commesse per la soprintendenza, ma dopo poco sono rimasta incinta e siccome vivo e lavoro in una cittadina di provincia, ho rinunciato a lavori per la soprintendenza ( detti beni tutelati) per necessità. Una donna restauratrice che è anche mamma, deve fare di necessità virtù. Ed ho quindi preso a lavorare per i privati, più comodi come tempi, comprensivi dei miei ritardi perché mamma. Ho avuto una seconda figlia, ho mantenuto la partita iva, ho realizzato lavori di pregio per clienti privati, forse anche più importanti di certi beni detti “beni tutelati”. Ora, ora che i miei figli hanno 18 e 15 anni, sono più autonomi, ora vorrei tornare a propormi alle soprintendenze. Sono disposta a viaggiare, a muovermi, proponendo un curriculum ricco di esperienze lavorative, di corsi ( mi sono sempre tenuta aggiornata) di relazioni.
Ma
Ma un bando decide che se non ho lavorato per la soprintendenza non potrò lavorarci mai.
E non conta allo stato che io sia brava o no, che io abbia esperienza o no. Il benedetto curriculum non conta nulla, conta quante ORE ho lavorato per la soprintendenza. E non importa se in quelle ORE uno ha fatto solo opera di manovale, non conta la professionalità, contano le ORE.
Io sono e mi sento restauratrice, ma sono delusa da uno stato che premia non per merito o professionalità ma per ORE lavorative.
E’ tutto molto triste.
Buona giornata
Chiara , titolare di Chiarartè.