Massimo Di Marco (sommelier AIS “emigrato” a Montecarlo) ci invita a scoprire i segreti di un grande rosso di Provenza, il Bandol.
Colpito e affascinato dalla degustazione di uno splendido vino rosso di Bandol: (Chateau Vannier 2009), ieri sera ho voluto stappare una Bottiglia di Chateau Cagueloup del 2010. Un vino rosso prodotto a Saint-Cyr-sur-Mer, uno degli otto comuni che compongono l’AOC Bandol. Il vino è composto da Mourvedre con aggiunta di vecchie viti di Grenache e Carignan. L’uva regina del Bandol è ovviamente la Mourvedre che deve essere presente per almeno il 50% nell’assemblaggio. I vigneti sono ad alberello e sono piantati su terre rosse argillo-calcaree, in terreni terrazzati ( chiamati restanques) insieme all’altra pianta simbolo del Mediterraneo, l’olivo.L’azienda ha 40 ha vitati di cui ben 18 nella AOC Bandol, ai piedi della montagna di Saint Baume.Il vino nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino non particolarmente luminoso, ne limpido e di buona consistenza. Interessante il profilo olfattivo: caldo e speziato, frutto abbastanza polposo e profondo, una bella complessità anche di erbe, fiori secchi, erbe secche e aromatiche. Apre con note di pepe nero, un po’ di liquirizia..Vi è una tostatura dolce e calda, come di cannella, vaniglia, caffè .. La frutta è matura, scura, prugne..Ci sono accenni di fiori secchi, e di erbe mediterranee aromatiche seccate dal sole, quella che in Francia è conosciuta come garrigue. La beva è morbida, setosa, il fin di bocca è speziato. Dalla controparte delle durezze un tannino che c’è ma, emerge dopo quasi bisogna andarlo a cercare, è spento, quasi deposto. Mi sembra stanco, un po’ molle e lascia dell’amaro in bocca. Non vi è abbastanza acidità che lo sostenga, che lo ravvii, che gli dia nerbo e spina dorsale. A mio avviso è un vino che nonostante abbia appena 3 anni e mezzo, uno e mezzo dei quali trascorso in affinamento in legno, (il bandol rosso ne deve fare almeno 18 mesi per disciplinare); è già sulla via del declino. Nota di merito: la complessità olfattiva, la varietà degli aromi e dei profumi. Ma l’impressione é che nella trama e nella struttura stia cedendo,manifesta una slegatura tra quella che è la sua struttura originaria e ciò che il legno gli ha ceduto..Ricorda molto alcuni rossesi in particolare il Luvaira 2009 di Maccario- Dringerberg degustato un paio di mesi fa..Stessa speziatura di pepe, stessa morbidezza stesso “crollo” sull’acidità..stessa complessità di erbe secche mediterranee