“La scena si è svolta davanti a miei occhi martedì scorso nel quartiere di Modua. Un musulmano che si trovava a bordo di un taxi bus è sceso a Petevo per lasciar passare un altro passeggero. Prima di risalire è stato aggredito da un gruppo di persone che lo hanno linciato e fatto a pezzi con il machete”, ha raccontato, ancora scioccato, Jean-Sylvestre Tchya, 35 anni. “Uno del gruppo si è preso un braccio ed è andato a comprare del pane e si è messo a mordere la carne, accompagnandola con il pane. La scena ha fatto vomitare più persone, alcune delle quali hanno urlato per l’orrore”, ha aggiunto.
Secondo un altro testimone, studente, Alain Gbabobou, “un altro individuo, anziano, si è procurato la testa che ha incartato meticolosamente leccandosi già i baffi pregustando il pranzetto che lo attendeva”.
Durante le violenze e i saccheggi delle ultime settimane, dei linciaggi e mutilazioni sono stati perpetrati in diversi quartieri di Bangui.
Il presidente Michel Djotodia, accusato dalla comunità internazionale di passività di fronte alle violenze che insanguinano il suo Paese, si è dimesso ieri a N’Djamena sotto la pressione dei leader dell’Africa centrale che lo avevano convocato per un summit straordinario.
Dopo il rovesciamento nel marzo scorso del presidente François Bozizé ad assumere il potere è stata la ribellione Seleka, a maggioranza islamica e diretta da Djotodia: da allora però il Paese è precipitato in una crisi umanitaria senza precedenti provocata da numerose violenze di matrice etnica e religiosa e che ha costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni.