Confrontare questa vicenda con quelle italiane è devastante: da noi ogni giorno un ministro un premier annuncia che non verrà dato aiuto a questo o a quello , che i precari sono il peggio del Paese, che gli elettori di un’area politica sono dei coglioni; si studiano mezzi e leggi per decretare l’inferiorità di qualcuno, per escludere e dividere. Ma chi dice queste cose è sempre lì, non si dimette, talvolta trova persino l’approvazione di imbecilli che credono si tratti di merito.
Ma la verità è che siamo a tal punto sudditi, a tal punto sottomessi, che persino in un Paese molto ligio all’autorità e forse nemmeno un modello di democrazia come il Giappone, le cose che da noi sentiamo dire tutti i giorni, suonano come intollerabili e costringono non alle smentitine via Ansa, ma a lasciare baracca e burattini per meditare sulla propria insipienza.
Invece noi abbiamo tollerato da troppi anni che un branco di mentecatti e cialtroni potesse dire qualsiasi cosa, offendere interi ceti, classi regioni, simboli, abbiamo svenduto la dignità di cittadini in cambio di promesse truffaldine e sicurezze fasulle. Forse sarebbe il momento di dire Banzai*
*Banzai in giapponese è in realtà un numero, vuol dire 10 mila. Fa parte di una frase rituale di guerra che suona ” Diecimila anni di vita all’imperatore”. Troppo lungo per essere un urlo di battaglia e dunque contratto alla sola parola inziale.