Barani, D'anna, Verdini e le teste di cavallo
Creato il 06 ottobre 2015 da Alessandromenabue
Ricapitolando: venerdì scorso, durante una seduta del Senato, il "fine intellettuale mitteleuropeo" Lucio Barani (senatore di Ala, il gruppo fondato da Verdini per sostenere le riforme del governo Renzi, naturalmente senza pretendere un'adeguata contropartita. Come no.) si rivolge alla senatrice Lezzi (M5S) mimando una fellatio. Durante la stessa seduta, il diversamente onorevole Vincenzo D'anna (anche lui di Ala), sempre indirizzando le sue attenzioni verso la Lezzi, mima un altro gesto osceno alzando e abbassando le braccia in zona inguinale. I due si difendono sostenendo che sarebbe stata la parlamentare pentastellata a provocarli, ricordando la linea difensiva di certi stupratori secondo i quali se una donna gira in minigonna un po' se la va a cercare. Ieri sia Barani che D'Anna sono stati sospesi per cinque giorni dai lavori parlamentari: in un paese anche solo vagamente civile, cinque giorni sarebbero stati il lasso di tempo loro concesso per preparare i bagagli e andarsene a cercare una nuova occupazione, magari tra i manovali portuali in quel di Marsiglia. Intervistato a La Zanzara, D'Anna (che nel suo curriculum vanta un'amicizia fraterna con l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, ora agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa) anziché cogliere l'occasione per chiedere scusa alla Lezzi e ai cittadini che rappresenta, ha pensato bene di prendersela con il presidente Grasso citando Robert De Niro / Al Capone nel celebre finale de Gli Intoccabili: "Grasso è solo chiacchiere e distintivo". Ora facciamo un passo indietro: domenica pomeriggio, mentre Renzi è intento a lodare l'azione del suo governo davanti a una Lucia Annunziata curiosamente afona, su SkyTg24 Denis Verdini lancia un misurato avvertimento - dai toni giusto un filo malavitosi - al premier facendo presente che lui voterebbe prontamente una bella riforma della giustizia (nulla che confligga con i cinque procedimenti giudiziari che pendono sul suo capo, chiaramente) e ricordando che la maggioranza a Palazzo Madama è traballante. Per chiarire meglio il concetto, dedica a Matteo una rivisitazione de La Lontananza del povero Modugno: " La maggioranza sai è come il vento e rischia di finire in Migliavacca quando Gotor si sveglia e s’incazza". Tali poetiche strofe, al cui cospetto Fossati e Capossela paiono i figli meno dotati di Mariano Apicella, possono essere così tradotte: "Matteo, qui comandi tu. Però si fa come dico io". Ecco, questo in buona sostanza è stato il fine settimana in casa dei nuovi alleati di Renzi. Ma va bene così, poteva andare peggio: alle luce di certe passioni cinefile, avrebbe potuto finire a teste di cavallo mozzate sotto le lenzuola.