torno a barcellona, fino a venerdì, di nuovo col computer e di nuovo col tailleur da guerra ma senza alcun fine bellicoso.
i colleghi catalani sono agli antipodi delle patate, a volte la geografia non è un’opinione.
sorridono, i colleghi catalani, se dico una frase in spagnolo (o perfino mi azzardo a dire buongiorno in catalano) mi fanno i complimenti, i tedeschi alla fine di una lunga conversazione su una qualsiasi diavoleria erano capaci di dirmi: “komunqve, fraudelciaro, nella terza frase ha usato il dativo al posto del genitivo!” (cosa che fanno pure loro, fra l’altro).
lascio un paese nel quale il presidente del consiglio non ha studiato educazione civica alle elementari e pertanto ignora che non è lui che decide se e quali camere sciogliere, ma semmai il presidente della repubblica.
lascio un paese nel quale è appena nato un nuovo polo formato da casini, fini e rutelli, il che genera abbondanti conati.
ma lascio anche un paese dove il prossimo sfidante della moratti sarà Pisapia, persona che stimo e ammiro molto, e che spero abbia l’intelligenza che mi aspetto da lui per affidare ai suoi sfidanti alle primarie (tanto di cappello per tutti) compiti strategici per la campagna elettorale e per il progetto di governo di milano, città imbarbarita, passata dalla milano da bere a quella della caccia al rom.
fra cinque giorni torno, chissà che paese troverò…