Tempo d'estate, tempo di film leggeri leggeri e romantici quanto basta.
Questo è il mio credo.
Peccato che non tutte le commedie siano leggere il giusto, o romantiche il giusto, e nel marasma di quello che ormai va sotto il nome di Stile Indie, la sòla può sempre esserci.
Questo Barefoot sta nel mezzo: caruccio, emozionante a tratti, ma con qualcosa che non funziona, a partire dall'impianto e la costruzione della sceneggiatura, per finire con i protagonisti stessi, che, cosa gravissima, non fanno innamorare di loro e del loro amore senza riserve.
Lui è il classico figlio proveniente da una famiglia ricca. No, non è viziato, non è snob e amante del lusso, è uno scapestrato che dalla ricchezza della famiglia ha voluto allontanarsi, perdendo di tutto in scommesse poco lecite, in libertà vigilata, e con un servizio sociale (ovvero pulire i pavimenti in un istituto psichiatrico) da svolgere quando non è alla ricerca di soldi o di donne in un club privé in cui non è più gradito.
Lei è una nuova entrata nell'istituto mentale, provata da anni di reclusione in cui una madre l'ha cresciuta a suon di idee malsane sulla società. Fragile ma curiosa, a cui le scarpe vanno strette.
Il destino dei due si scontra quando lui salva lei da una tentata violenza, e lei decide di scappare con lui per ringraziarlo.
Il tutto cade a fagiolo visto che lui è invitato al grande ritorno a casa a causa del matrimonio del fratello, e spera così di avere in prestito quel po' (40.000 dollari) di soldi per saldare il debito con un pericoloso mafioso.
Quello che sembra inizialmente la classica commedia in cui pioveranno equivoci, in cui la strana e emozionata Daisy si farà ammaliare da tutte le bellezze e le ricchezze della famiglia di Jay causando non pochi imbarazzi per le sue uscite, cambia improvvisamente registro, con la verità spiattellata senza troppe remore durante il ricevimento, e il film che prosegue nella sua seconda metà come un road movie.
A bordo di un mezzo ovviamente appariscente, la coppia tentennerà tra il tornare a casa e continuare l'avventura che li farà conoscere, li farà avvicinare e, va da sé, innamorare.
Tra un giro in giostra, una fuga dalla polizia e l'esperienza del supermercato, Daisy si butterà in quel mondo che non conosceva, mentre Jay che fatica a prendersi cura di se stesso, avrà successo nel prendersi cura di un altro.
Momenti per emozionarsi ce ne sono (anche grazie a una colonna sonora indie quanto basta), e il finale tanto zuccheroso è di quelli che scalda il cuore, ma con una fiamma tanto flebile che si spegne in fretta.
Colpa di personaggi delineati grossolanamente, di una malattia seria trattata senza troppo rispetto, anche se la sempre brava Evan Rachel Wood è -ma dai- sempre brava, anche se il burbero J.K. Simmons ha sempre il suo perchè, mentre lo stropicciato Scott Speedman è bravo ad essere stropicciato.
Se cercate come me la leggerezza e la romanticheria per quest'estate, qui ne troverete un assaggio, ma senza troppi dubbi, ci sono abbuffate ben migliori da concedersi
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