Ho ricevuto aspre (e anonime) critiche a proposito del mio post sul signor Guido Barilla che, alla trasmissione radiofonica La Zanzara”, ha dichiarato di non voler fare una pubblicità con un famiglia gay, preferendo un’immagine di famiglia tradizionale.
Qualcuno mi ha detto che il signor Barilla non è da stigmatizzare e, pertanto, a sua discolpa, bisogna ammettere che:
1- Il signor Guido non è certo partito da casa pensando “oggi faccio l’omofobo”, ma ha abboccato a una domanda provocatoria.
2- La pasta è sua e – che mi piaccia o no – è libero di condirla come gli pare. Se il condimento al finocchio non lo digerisce, non sa che si perde! La pasta alle sarde, senza n po’ di finocchietto è un vera sciatteria.
Battute politicaly undcorrect a parte (e parlo delle mie) io non metto becco su come deve pubblicizzare la sua pasta il signor Guido (e ci mancherebbe), ma soltanto sul suo concetto di famiglia “tradizionale”.
Una famiglia con moglie casalinga felice, marito in completo Armani e bimbetti biondi come svedesi, che abitano in una casa di un ettaro tutta mobili bianchi e parquet lucidi, non è la famiglia italiana tipica, specie ai giorni d’oggi.
Se vuoi farmi vedere una famiglia tipica, allora prendi una madre precaria e un padre in cassa integrazione e aggiungici un solo figlio (che già mantenerne uno è un bel casino).
“Certo”, diranno i pubblicitari, “ma se la pubblicizziamo così chi la compra la nostra pasta?”
Buona parte degli italiani – cari pubblicitari – che essendo con le pezze al culo, si riempiono lo stomachino con cibi poco costosi come, per esempio, la vostra pasta!
Comunque alla fine, meglio escludere i gay dalle proprie pubblicità che trattarli come stranezze da circo, così come hanno fatto certe aziende che oggi sbandierano la propria tolleranza.
Vuoi inserire una famiglia gay nei tuoi spot? Fallo in maniera elegante, disinvolta, magari un po’ in sordina, tanto per far capire che non vuoi mostrare una situazione così eccezionale ma una cosa perfettamente normale.
Che so? Una bella tavolata di amici tra i quali c’è anche una coppia gay?
No, le aziende “illuminate” come l’Ikea schiaffano due uomini di spalle, che si tengono per mano come due liceali, con sotto scritto: “siamo aperti a tutte le famiglie!
Va bene, magari in cucina saremo un po’ sciattoni ma i gay – dovete ammetterlo – li trattiamo benissimo. Chissà perché, allora, quei permalosi tailandesi, quando hanno visto il nostro delizioso spot con il trans ci hanno denunciati per vilipendio alle minoranze sessuali?
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