Barletta città inquinata? Si può chiedere un risarcimento

Creato il 31 luglio 2014 da Mela Verde News

Verità nascoste perché dispendiose. Certo non costituiscono una novità ma è bene che i barlettani ne siano a conoscenza, specie per chi abita in prossimità della Buzzi Unicem (che in data 05/07/2012 è stata autorizzata ad incenerire 65.000 tonnellate di rifiuti annui), della zona industriale o di punti strategici particolarmente soggetti al fumo di sigaretta o ai tubi di scappamento delle automobili (leggi zona Castello ad esempio). Ebbene sappiate che gli abitanti delle città italiane inquinate, si sono ribellati e possono ancora ribellarsi all’immobilismo delle amministrazioni silenziose e consenzienti chiedendo il risarcimento per DANNI DA INQUINAMENTO. Certo il concetto di inquinamento comprende infinite realtà, ma grazie al Codacons l’anno scorso ogni cittadino costretto a vivere in un ambiente inquinato e a respirare aria malsana, ha potuto chiedere 2.000 euro di risarcimento danni attraverso l’apposita azione lanciata sul sito www.codacons.it che nel 2013 ha coinvolto 45 centri abitati.Dunque, perché non prendere esempio? Visti i danni che smog, diossine, polveri sottili, CO2 e altre sostanze cancerogene possono provocare, 2000 euro potrebbero sembrare pochi, se non ridicoli. Ma questo risarcimento va interpretato come un diritto del cittadino, come un nuovo punto di partenza o quanto meno come un ennesimo tentativo di far valere il diritto alla salute e alla salvaguardia della città e dell’ambiente. Perciò la richiesta di massa di più risarcimenti potrebbe finalmente far smuovere qualcosa. Purtroppo presidi, proteste e manifestazioni non sono sempre sufficienti, tant’è che diossine e sostanze inquinanti aleggiano spensieratamente sopra le nostre teste e dimorano nei nostri polmoni – ma anche sotto la pelle di chi ci volta le spalle in nome del dio denaro. Se poi a questo tetro quadro aggiungiamo che proprio a due passi dall’inceneritore continuano a sorgere nuovi edifici, è davvero lecito pensare che le tante mani che stringono le redini di questa città non stanno facendo altro che condurla al baratro. Non è un caso, infatti, che il Codacons abbia affermato che la responsabilità dello sforamento delle soglie limite è di regioni e comuni, i quali devono sentirsi obbligati a monitorare costantemente gli agenti inquinanti dannosi per la salute. Ricordiamo – forse inutilmente – che più le città sono inquinate più gli abitanti sono soggetti a malattie cardiorespiratorie, malformazioni e tumori. Per farsi un’idea basta dare un’occhiata all’incidenza di patologie tumorali nella vicina area di Taranto.

L’inquinamento atmosferico rappresenta l’alterazione delle condizioni naturali dell’aria, dovuta alle emissioni dei gas di scarico di autoveicoli, caldaie, centrali elettriche, fabbriche, impianti di incenerimento. Le sostanze inquinanti più diffuse in atmosfera sono il biossido di zolfo (So2, di è responsabile il settore industriale, che per ovvi motivi deve essere lontano dal centro abitato), gli ossidi di azoto (Nox), il monossido di carbonio (CO), l’ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le polveri (soprattutto il particolato di diametro inferiore a 10 milionesimi di metro, il Pm10, causato prevalentemente dallo smog), le polveri ultrasottili come il Pm2,5 (non possono essere bloccate neanche con i più moderni impianti di filtraggio) e il piombo. Le centraline spesso non riescono a rilevare la presenza di queste sostanze in quanto le emissioni sono composte prevalentemente da nanoparticelle, perciò può risultare impossibile far riferimento a parametri reali. Detto ciò, non si può non sottolineare che un inceneritore è un impianto nocivo e molto costoso, senza dubbio utile solo a chi lo costruisce/gestisce. I venti che soffiano in città, infatti, trasportano polveri residue e ceneri nocive per la nostra salute. Per ridurre i rifiuti e dar loro nuova vita è sufficiente applicare il principio delle 4R: riciclo, riuso, riduzione, recupero. Concetto ampiamente divulgato dal Colletivo Exit, Beni Comuni e Circolo Arci. È il silenzio dei singoli che lascia marcire la città nell’indifferenza.Inquinamento da diossina, inquinamento ambientale, inquinamento acustico, inquinamento atmosferico. Quattro ecomostri partoriti dall’uomo che pesano sulla salute pubblica come macigni avvelenandoci in silenzio. A completare il quadro, il miraggio della delocalizzazione degli impianti industriali e lo spettro della perdita dei posti di lavoro (ricordiamo che per salute pubblica s’intende anche quella dei lavoratori). Perciò, in assenza di reali provvedimenti impariamo a denunciare a ad auto-tutelarci anche con una semplice richiesta di risarcimento.Mio articolo su Barletta News