In un mondo che gira sempre più alla velocità della luce, una ricorrenza come quella del 27 gennaio, Giorno della Memoria, è da considerare una grande occasione; un'occasione per fermarsi a riflettere su quello che è stato l'Olocausto, folle progetto di sterminio ad opera del regime nazista che ha portato la morte di milioni di ebrei e di migliaia di altri innocenti discriminati per i più svariati motivi. Un'occasione per ricordarsi di quanto ancora c'è da fare per tenere viva la lotta a qualsiasi tipo di discriminazione, sia essa di razza, di religione, di orientamento politico o sessuale. Per questo può essere d'aiuto ricordare oggi i grandi eroi del passato che, con il loro cuore e il loro coraggio, hanno indicato alle successive generazioni la giusta strada da seguire.
Uno di questi è sicuramente Gino Bartali, indimenticabile ciclista dei tempi eroici, celebre per le sue vittorie epiche e i duelli col nemico-amico Fausto Coppi sui più alti passi dolomitici. Non è però del Bartali ciclista che vogliamo parlare oggi, ma dell'uomo che si celava dietro "quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita" (Paolo Conte)
Proveniente da un'umile famiglia delle campagne fiorentine, Bartali è sempre stato un fervente cattolico, credente e praticante. Allo stesso tempo, la sua indole genuina e ribelle, allergica a qualsiasi forma di sopruso, lo portò a prendere le distanze dalla dilagante ideologia fascista, contrastando a gran voce i totalitarismi dell'epoca ed i riti a questi legati, come la sottoscrizione della tessera del regime, da lui sempre rifiutata.
A partire dal 1943, collaborò fattivamente alla liberazione di centinaia di ebrei prendendo parte a una rete di salvataggio segreta, volta a procurare documenti falsi per ebrei in fuga.
Durante l'occupazione tedesca, con la scusa degli allenamenti, Bartali fungeva da "corriere" trasportando le carte, nascoste nel telaio della sua bicicletta, da Assisi a Firenze.Nel corso di successive dichiarazioni non nascose di aver utilizzato la sua popolarità per sfuggire a più di un controllo. I documenti falsi gli venivano procurati ad Assisi dal Cardinale Dalla Costa, suo personale amico, e il Campione si occupava di consegnarli al Rabbino di Firenze, Nathan Cassuto. L'eleganza e l'unicità dell'uomo Bartali si evidenziano anche dal fatto che non abbia mai amato parlare di questa sua "attività" extraciclistica perché, come ebbe a dichiarare in seguito, "il bene si fa ma non si dice, e certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca".
Grazie al suo coraggio, Bartali salvò da deportazione certa centinaia di persone e per questo, nel 2013 ha ottenuto il titolo postumo di "Giusto fra le nazioni" dallo Yad Vashem, Ente Nazionale per la Memoria della Shoah, sito a Gerusalemme. Tocca a noi adesso ereditare il suo esempio e i suoi valori.
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