Del carattere e del cuore di Roma ne abbiamo già parlato, di quello di Siena di meno.
Ieri sera si è vista l’ennesima partita combattuta e decisa solo all’ultimo quarto di questi emozionanti playoff, Siena come spesso le è capitato ha saputo proprio nei minuti finali dare il meglio di sé, facendo le scelte giuste. I suoi lunghi non hanno mai preso tiri difficili ma hanno sempre scaricato a chi aveva le mani “migliori”, una volta in vantaggio, ogni qual volta ha preso un rimbalzo offensivo, ha preferito ripartire con un nuovo possesso piuttosto che affrettare le conclusioni, insomma Siena è decisamente più abituata a giocare finali da cardiopalma riuscendo a mantenere un’invidiabile calma, questo ormai è parso evidente.
Ieri però la Montepaschi ha dimostrato che non è solo Bobby Brown (deludente e a tratti quasi indisponente), ma anche un Sanikidze capace di piazzare due canestri consecutivi e di prendere un fallo in attacco proprio nei minuti decisivi, o un Janning che visto la sua performance di oltre il 90% ai liberi durante la stagione, decide di prendere lui palla a una manciata di secondi dalla fine per andare in lunetta.
Persino Green ieri è sembrato meno leader e più gregario, trovandosi spesso a lottare (con successo) su palle vaganti e rimbalzi.
Poi, ovviamente, con un Daniel Hackett così (spettacolare il suo slalom versione Neymar con cui ha preso un fallo antisportivo dall’ingenuo Jones in una fase cruciale di gioco) tutto è più facile.
Ora Roma dovrà ripartire dal sempre strepitoso Datome, anche ieri top score del match, con la speranza che Siena possa sentirsi già campione e possa mollare sul punto di vista della concentrazione, certo la rimonta è quasi impossibile, ma siamo certo che la Virtus farà sudare fino all’ultimo secondo questa bella Montepaschi.