http://www.ilgiornale.it/news/interni/970513.html
ovviamente questo giornalista è da trattarsi come ignorante, oltre che da anticomunista ottuso e viscerale, perché non può esistere comunismo alcuno, nemmeno quello che fu preso per tale in Urss e dintorni, “in salsa lettiana”, cioè quella di un democristiano di seconda fila. Il comunismo di cui parla costui è quello del rinnegamento di ogni principio del genere e del tradimento di uno schieramento per passare a quello opposto. Questo giornalista del piffero dimentica (di bel proposito) che sta parlando di un uomo, non più comunista come minimo dagli anni ’70 del ‘900. Uno che abbandonò perfino il “comunista”, ormai socialdemocratico, Amendola (cioè la corrente detta “migliorista”) per passare con Berlinguer e appoggiarlo nella sua nomina a segretario del Pci (1972), dandosi da fare con questa corrente ormai padrona dei gangli del partito per il cambio di campo internazionale, sanzionato (ancora non ufficialmente, poiché ciò avvenne dopo il crollo dell’Urss) con il viaggio “culturale” del 1978 negli Usa (concomitante “per caso”, pur se preparato assai prima, al rapimento Moro); cambio di campo in piena sintonia con il “compromesso storico” che vide co-protagonisti quei diccì di cui Letta è uno squallido cascame. Tanto per chiarire una volta per tutte che Napolitano, ammesso che sia stato comunista in qualche momento della sua vita (non basta aver appoggiato l’Urss in Ungheria nel lontano ‘56 ed essere stato duro con Di Vittorio per i suoi dubbi in proposito), non lo è più da tempo immemorabile; è un tipico prodotto del “genio italico”.
Intanto – pur se non sostengo affatto che tutto sia stato preordinato, poiché gli inetti attualmente in azione nel campo politico non sono in grado di progettare con tanto anticipo – si sta verificando quanto sostengo da tempo. Berlusconi è sostanzialmente complice di quanto sta accadendo in Italia dal 2010, ma soprattutto a partire dall’aggressione alla Libia dell’anno successivo. Ha preso una paura del diavolo davanti a Obama e alla nuova strategia statunitense, che trova i suoi migliori rappresentanti in Italia proprio nella “sinistra” con il suo capo di fatto (il Napo-capitano “di lungo corso”), e si è adattato ad una recita indegna: ha appoggiato tutto ciò che costoro hanno fatto negli ultimi anni, se ne è andato (brontolando per la platea) lasciando il posto a Monti. E ricordo che fece passare questa sua scelta come dovuta a responsabilità di fronte alla crisi italiana. Soltanto dopo un anno (e più) ha cominciato a far rivelare che lo spread era stato manovrato, che le società di rating non sono credibili e hanno sempre sbagliato ogni previsione in merito alle crisi in arrivo, sia generali sia quelle di singole imprese. Sino all’ultima rivelazione (in ritardo di due anni) che sarebbe stato sostituito perché contrario a restare nella zona dell’euro.
Questa “destra”, con il suo capo, ha sempre appoggiato Monti, pur inveendo contro la sua politica fiscale, contro il non taglio della spesa pubblica, ecc. Successivamente, e sempre mugugnando “per la scena”, ha appoggiato la rielezione di quel presidente contro cui oggi Sallusti usa parole di fuoco; e infine ha pienamente favorito il nuovo governo di devastazione nazionale, sempre ovviamente con le solite tiritere contro la sua politica, prosecuzione di quella di Monti. Egli ha agito – credo anche di proposito; e immagino che molti suoi seguaci siano incazzati con lui, non avendo però il coraggio di mandarlo dove dovrebbe andare – in modo tale da arrivare a scindere la “destra” in due tronconi. In questo modo il governo è blindato come vogliono gli Usa al fine di rendere l’Italia un paese soltanto base delle loro future operazioni (non necessariamente belliche, sia chiaro, non siamo così grossolani e schematici).
Nel contempo – come avevo sostenuto già circa tre anni fa, all’inizio delle “male azioni” del berlusca; spero qualcuno se lo ricordi – quest’ultimo accetta, e non potrebbe agire altrimenti, quella che giudica la sua persecuzione, si rende martire, accentua certi toni ostili verso colui che semplicemente svolge i compiti assegnati da Obama, così da mantenersi un seguito elettorale sufficiente a manovrare nello squallido panorama politico di questo paese alla deriva. Adesso, il centro-destra si ingrossa:
http://www.ilgiornale.it/news/interni/sondaggi-centrodestra-aumenta-i-consensi-970534.html
con un grosso “ma”, tuttavia. I sondaggi non tengono conto che il centro-destra è scisso e che passerà del tempo prima che Napolitano – lo ripeto, rieletto con piena complicità di Berlusconi pur mascherata dietro finti maldipancia – conceda nuove elezioni. In ogni caso, se dovesse tramontare questo governo, ce ne sarà un altro con ulteriore progressivo peggioramento. Nel contempo, però, il sedicente “martirio” del vigliaccone manterrà in pieno vigore sia l’ottusità dell’elettorato di “sinistra”, in accentuata idiozia antiberlusconiana, sia quella dell’elettorato “avversario”, che si intestardirà nell’appoggio al vile complice di quanto sta avvenendo da tre anni. Si cerca così di bloccare un salutare scatafascio dei due schieramenti, che potrebbe veder sorgere nuove forze – magari capaci di collegamento internazionale con alcuni movimenti analoghi, già di fatto esistenti in Francia – per spazzare via, non dico immediatamente ma entro pochi anni, questo marciume che ormai ci sommerge e soffoca.
Questo è il risultato, lo ribadisco, di operazioni in corso da almeno tre anni con finzioni di tutti i generi. E anche il finale è stato ottenuto nel modo peggiore possibile. Una opposizione (ancora non ufficializzata; lo sarà infine? Un bel po’ di dubbi in proposito) non per i gravi problemi creati al paese dal governo, ma solo perché quest’ultimo non fa nulla per evitare la grave offesa al capo, la votazione sulla decadenza. Una mossa che è una grossa corbelleria, ma è utile a tenere agganciati gli elettori più stupidi ed emotivi del Pdl (ora di nuovo F.I.), lasciando gli altri alla deriva (o nell’astensione o verso Alfano e quindi a sostegno di questo indecente governo). Non dico che tutto andrà esattamente come previsto; non sostengo che tutto sia stato proprio preordinato. Tuttavia, l’insieme appare come una grossa manovra per impedire un qualsiasi cambiamento in Italia e farci rimanere a bagnomaria il tempo sufficiente ad annientare quelle poche risorse ancora disponibili per eventuali forze, che volessero invertire l’andamento di un processo ormai indirizzato, a rotta di collo, verso un vero disastro nazionale (salvo che per una minoranza della popolazione che, come al solito, ci guadagnerà) e una subordinazione sempre più umiliante e pestifera.
Tutti questi imbroglioni, di “destra” e di “sinistra”, meritano una sola ed unica fine, che non c’è bisogno di esplicitare.
2. Su un altro punto comincio ad avere ragione; come non so quante altre volte da quando mi sono interessato di politica, sempre silenziato e ignorato da chi è inorridito al pensiero che qualcuno possa “indovinare” alcuni retroscena assai indicativi per il futuro svolgersi dei fatti. Ho segnalato che non era certamente un nonnulla l’imprevisto (dai più) cambio di presidenza in Iran. Si è avuta ora la telefonata (subito definita “storica”) di Obama a Rohani che interrompe un silenzio tra Usa e Iran perdurante (almeno ufficialmente, salvo i soliti contatti che mai si rivelano) dal 1979. Ed è il presidente americano ad aver dato la notizia e a precisare di essere stato lui a prendere l’iniziativa. Tipica mossa politica, che consente a Rohani – evidentemente in posizione meno forte di quella di Obama sul fronte interno – di sostenere il non cedimento di fronte al sempre dichiarato numero uno fra i nemici dell’Iran.
Ovviamente, gli imbroglioni in servizio permanente attivo (politici, giornalisti, intellettuali “di regime”, ormai il 95% dell’insieme) innalzano alti “urrah!” al ritrovato premio Nobel per la pace. La telefonata dimostra invece soltanto la stupidità di coloro che credono sempre alla presenza di qualche popolo o di qualche personaggio (di quelli dei paesi già appartenenti ad un terzo mondo ormai sparito) che sarebbero conseguentemente antimperialisti e anti-Usa. Grande campione di questo schieramento sarebbe stato Ahmadinejad e adesso sarebbe Assad. Il primo è stato battuto e sostituito da Rohani, il secondo lo sarà o si sostituirà da solo con un suo “doppio” di orientamento diverso.
Natanyahu è indignato, ma Peres è possibilista; né l’uno né l’altro sono nulla di diverso da uomini politici che debbono attenersi ad una “parte in commedia”, devono effettuare mutamenti di vecchie posizioni, in molti casi con le dovute cautele e non schierandosi immediatamente sulle nuove, assunte da altri recitanti una diversa parte; in certi casi hanno l’obbligo di andare sino in fondo, accettando però il fatto compiuto del cambio di posizioni strategiche tipico della sfera in cui essi esplicano la loro specifica attività. Il problema cruciale è che gli Stati Uniti – dopo un periodo in cui hanno avuto difficoltà ad accettare che il crollo dell’Urss non ha segnato l’inizio di un loro predominio monocentrico – si sono infine convinti di un tendenziale multipolarismo e agiscono di conseguenza. Le loro mosse non sono sempre coronate da successo né raggiungono con precisione matematica, inesistente in politica, gli scopi voluti; ma tale paese sta comunque movendo le pedine secondo una certa valutazione della cangiante disposizione di queste ultime in campo internazionale.
Sempre più ci addentriamo in una sorta di “seconda epoca dell’imperialismo”, dove questo termine non significa affatto neocolonialismo e lotta terzomondista secondo quanto pensato da ritardatari. Siamo nella fase iniziale del processo che condurrà al policentrismo (non ancora troppo vicino); siamo cioè entrati in un periodo storico in cui si chiacchiererà molto di alleanze e cooperazione, per poi riaffrontarsi a brutto muso in date contingenze e tornare nuovamente a sorridersi, sornioni e subdoli, per ingannarsi reciprocamente. Si lotterà per la primazia mondiale, ma anche e vivacemente per la conquista di supremazie regionali. In questa contingenza, ad esempio, gli Usa e l’Iran sfruttano le reciproche convenienze per cercare una base di accordo con vantaggi diversi: per il primo paese si tratta di acquistare influenza in una zona interessante al fine di contenere la Russia, per il secondo di accettare compromessi con il “Satana” americano (così giudicato fino ad ieri da certi ambienti detti integralisti, che sembrano attualmente godere di un minore potere) onde mettersi in posizione di vantaggio nell’area, approfittando delle difficoltà (almeno così sembra) del turco Erdogan. E via dicendo.
Le configurazioni che verranno via via a formarsi saranno estremamente fluide, cambieranno forma come le amebe. Basteranno pochi tocchi di squilibrio in date zone e i vari “pezzi” si ridisporranno nello “spazio geopolitico” alla guisa di quanto accade nel caleidoscopio se uno lo fa girare in un senso o nell’altro. Avremo un bel po’ di difficoltà a seguire l’andamento delle mosse delle varie potenze e subpotenze in aree diverse e in tempi di durata differente a seconda delle poste in gioco per ognuna d’esse. Tali difficoltà saranno però insormontabili se continueremo a seguire coloro che ci parlano delle lotte degli oppressi contro gli oppressori. Per il momento, si stanno movendo con energia i secondi; e solo il loro conflitto, una volta arrivato alla fase acuta del non ritorno, aprirà gli spazi che la prima guerra mondiale aprì alla Russia e la seconda alla Cina e ad altri paesi sottomessi ad una dura dipendenza. Per il momento, mi sembra basti.