mi viene ancora a parlare di sovranità monetaria, deficit spending, investimenti pubblici, stampa-che-ti-passa, svalutazione competitiva etc etc
come se fossero la panacea di tutti i mali ed il ricettacolo della santità
rispetto a tutte le altre cattivissime soluzioni che rappresenterebbero lo sterco del demonio...
GLI SPUTO IN FACCIA
e lo depenno dai miei radar/amicizie a vita.
L'economia NON è una scienza esatta...anzi...non è nemmeno una scienza
ma una pragmatica dove tutto è relativo, dove tutto è da valutare/calibrare/contestualizzare di caso in caso e che presenta solo qualche tratto comune/ripetitivo...quà e là.
Inoltre l'economia è un affare maledettamente complesso, multi-causale, pieno di variabili
e dunque assai poco prevedibile ed indirizzabile con strategie deterministiche,
tanto meno se con approccio talebano/ideologico che è cattivissimo consigliere nonché foriero di "fallimenti mitologici" .
Molto più spesso l'approccio "unilaterale talebano" non è nemmeno in buona fede ma viene venduto come la soluzione migliore, mentre effettivamente lo è solo per alcuni....i soliti noti...
In realtà esistono solo strategie economiche pragmatiche, elastiche, adattabili
e non verità assolute e manichee in stile il bene vs. il male come vi raccontano e vi semplificano.
Ed io non voglio assolutamente entrare nelle tifoserie ultras da curva nord vs. curva sud
no-euro vs. pro euro, deficit spending vs. austerity, neo-keynesiani vs. austriaci etc etc
ma solo cercare di controbilanciare un minimo le visioni estremiste
ed invitare tutti ad essere più elastici, razionali, equilibrati e "laici" ...almeno in economia...settore pragmatico per eccellenza... ;-)
Ecco qui le ultime (pessime) notizie dal Giappone, il luminoso campione dell'anti-austerity.................................
.
che ha fatto deficit spendig a stecca, ha svalutato in modo iper-competitivo lo yen, con la sua BoJ "sovrana" ha fatto Quantitative Easing ad una magnitudine e velocità mai viste prima, ha fatto investimenti ppppublici a go-go, ha fatto decollare il suo debito/PIL verso il 240% (tanto il debito non esiste...no?)
insomma è stato il campione delle politiche economiche/monetarie espansive contro la cattifissima austerity.
Eppure tutto ciò ha portato sicuramente ad un mega rimbalzo della Borsa di Tokyo
ma a risultati economici modestissimi ed effimeri che poi possono svanire molto rapidamente
lasciando però in essere tutti gli effetti collaterali e le scorie radioattive di tutto il pompaggio messo in campo....
Eccovi qui un po' di materiale per cercare di controbilanciare almeno un minimo
tutto l'ambaradan neo-keynesiano sovranista che trovate in ogni dove
...ottimo per alimentare le speranze offrendo una mitica soluzione salvifica ai problemi della gggente angosciata dal terreno che cede sotto ai piedi ... ed allo stesso tempo offrendo dei cattivissimi capri espiatori sui quali sfogarsi.
Ma purtroppo poi c'è sempre la realtà che presenta il CONTO
e spesso soluzioni a portata di mano non ce ne sono...
Giappone, crollo peggiore da tre anni per export a dicembre, pesa frenata Cina
TOKYO (Reuters) - Le esportazioni giapponesi a dicembre hanno registrato il calo più sostenuto da tre anni, alimentando il timore di una contrazione del Pil nell'ultimo trimestre del 2015 e segnalando l'impatto negativo del rallentamento della Cina e degli altri paesi emergenti sull'economia nipponica, fortemente dipendente dall'export.
Secondo i dati del ministero delle Finanze, a dicembre le esportazioni hanno segnato una contrazione di 8% su base annua - peggior risultato da settembre 2012 - depresse dal rallentamento della domanda cinese. In calo di 18,1% le importazioni su base tendenziale.
Il risultato è stato un avanzo commerciale pari a 140,2 miliardi di yen contro 100 miliardi delle attese e dopo il rosso di 379,7 miliardi a novembre.
La debolezza dei dati odierni manterrà alta la pressione su Banca del Giappone perché vari nuove misure espansive già al prossimo meeting di politica monetaria, al via questo giovedì......
Un povero blogger cercò come sempre di farvi notare in anticipo
i netti limiti dell'Abenomics
perché la sovranità monetaria, la propria banca centrale, la propria valuta, le politiche monetarie/economiche espansive non sono il bene ASSOLUTO
Dipende...da molti fattori....
NON PERDERE il mio post: La "Follia" dell'austerity vs. la "Follia" neo-turbo-keynesiana
ed anche
Giappone in Recessione per la 5° volta in 7 anni con 240% di Debito/PIL (ecco gli effetti dell'economia "stampa che ti passa" che tanto piace a tutti...)
Perché svalutare non paga più
11 Gennaio 2016
NEW YORK (WSI) – In un mondo globalizzato svalutare non paga più come prima..
È un messaggio chiaro quello che dà L’Economist in un’analisi statistica sugli ultimi anni del Giappone, in termini di andamento dell’economia e dei tassi di cambio.
Il processo di massiccia svalutazione seguito dal paese non ha portato ad alcun risultato.
Il quotidiano finanziario della City ha messo a confronto il volume delle esportazioni e i cambi valutari effettivi reali di Tokyo dal 2012 a oggi.
Come si può notare nel grafico sopra riportato, come conseguenza del massiccio intervento della Banca Centrale, lo yen ha perso intorno al 37% del suo valore nei confronti del dollaro negli ultimi quattro anni.
Ciononostante, il volume delle esportazioni è rimasto pressoché costante.
L’incremento sperato dalle autorità non c’è stato.
La gigantesca svalutazione dello Yen non ha alimentato la crescita economica, che in media è stata pari allo 0,95% negli ultimi quattro anni.
Nel 2015 il Pil del Giappone è riuscito nell’impresa non da poco di crescere perfino meno dell’Italia. Secondo i dati Ocse, Tokyo ha registrato un +0,6% rispetto al +0,8% fatto segnare da Roma.
Se l’Italia deve uscire dall’euro nella convinzione che questo serva a stimolare le sue esportazioni, dovrebbe ripensare le proprie strategie, sembra dire l’Economist, secondo cui la non è la panacea dei tanti mali di cui sono afflitte economie anemiche come quella dell’Italia.
Un euro più debole ha aiutato il nostro paese negli ultimi mesi, ma svalutare non basta. Bisogna accompagnare un simile percorso di indebolimento della propria valuta con riforme strutturali adatte.
Decise però dall’interno, a seconda delle caratteristiche dei singoli paesi, e non imposte dall’alto da autorità sovra nazionali.
Come mai le esportazioni non vengono favorite da una svalutazione competitiva come accadeva fino agli Anni 90?
Lo spiega bene la Banca Mondiale in un report sul tema.
Una strategia economica volta a svalutare la propria moneta nazionale per diventare più competitivi,
semplicemente non è più efficace come lo era prima a causa della globalizzazione e delle catene mondiali di produzione, le cosiddette Global Value Chains.
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