Ho fatto questa cosa tecnologica di ricaricare il telefono a distanza, e subito mi dicono che, siccome sono stata tecnologica, mi regalano 60 minuti di telefonate da usare domani. La Tim sa che io passo la domenica a telefonare e vuole aiutarmi così. Con l’accento.
Intendo: “così” lo scrivo con l’accento. Giusto? Giusto.
Chi dice che “così” si scrive senza accento passi ad altro blog.
Comunque.
Non basta che io abbia tecnologicamente ricaricato. Devo anche dire che”sì”, sì, lo voglio il vostro regalino che mi farà passare un’ora preziosa della mia domenica preziosa a s-consumare i preziosi 60 minuti.
Sì. Rispondo.
Ma la Tim si adombra e mi risponde subito che la mia ortografia non le garba.
Rimango perplessa e poi, prima di capire che mi sto piegando alla bieca ignoranza [*] in cambio di 60 minuti di telefonate che non farò mai perché domani ho intenzione di dormire tutto il giorno e comunque di domenica io il cellulare lo spengo, ecco, prima di capire, li sfido e rispondo di nuovo. Senza accento.
Voilà. Tutto fatto.
Io uso almeno un’ora alla settimana per inculcare nelle zucche dei vrigulti il corretto uso dell’accento, e poi tutto si perde in 60 minuti.
Sì, lo voglio
l’ortografia non è valida
mi arrendo
preferiscono l’errore
[*] Dato il mio attuale stato d’animo, pregasi astenersi dalle tecnologicissime spiegazioni volte a farmi comprendere che l’accento nei messaggi di testo o in ambiente informatico crea problemi e capovolgimenti universali. Lo so. Ma io smetterò di fare queste pulci a chiunque quando si smetterà di dire che la scuola non insegna l’ortografia.