Sul suolo marziano spunta di tutto: c’è chi assicura di aver visto frammenti metallici, sculture, ossa e addirittura animali. Ma l’analisi di cui vogliamo parlarvi non ha nulla a che fare con la pareidolia, ovvero con quel fenomeno che induce il nostro cervello a riconoscere oggetti noti in immagini dalle forme confuse. Ad ipotizzare la presenza di qualcosa di molto simile a quanto presente sulla Terra è infatti una geologa, in uno studio pubblicato dalla rivista Astrobiology.LE ROCCE MARZIANE ESAMINATE DALLO STUDIO SCIENTIFICONora Noffke, dell’Old Dominion University della Virginia, ha attentamente esaminato alcune foto scattate su Marte da Curiosity. Si tratta di immagini riprese il 12 dicembre 2012, durante il 125° giorno di missione del rover della NASA, nel letto prosciugato del Gillespie Lake, nella zona di Yellowknife Bay, vicino al cratere Gale. La somiglianza tra le rocce di questa area e gli strati sedimentari che si trovano sul nostro pianeta è apparsa subito chiara.La Noffke, dopo 20 anni passati a studiare le strutture sedimentarie prodotte dall’azione dei microbatteri terrestri, ha infatti scoperto delle analogie così strette da farle immaginare una medesima origine. Pur sottolineando che, con la sua ricerca, non intende affermare che su Marte, quasi 4 miliardi di anni fa, esistessero delle forme di vita batteriche, non ha potuto fare a meno di ammettere che tutto sembra tuttavia portare in questa direzione.“Tutto quello che posso dire è: questa è la mia ipotesi e queste sono le prove che ho”, ha scritto nell’articolo. “In ogni caso, ritengo che le prove siano abbondanti”. Ha spiegato il punto di partenza della sua analisi: “In una foto, ho visto qualcosa di familiare. Così l’ho guardata più da vicino, credo di aver passato settimane ad indagare le immagini centimetro per centimetro, disegnando schizzi e comparando quei dati alle strutture terrestri.”Sulla Terra, minuscole forme di vita procariote che prediligevano ambienti umidi si trovano spesso fossilizzate, specie nelle rocce che in epoche remote erano sommerse al di sotto del livello dell’acqua. Le geologa ha studiato a lungo questi antichi batteri in pietre provenienti da diversi continenti e ha confrontato la loro morfologia con gli strati superficiali dell’ex lago marziano Gillespie. “Non ho fatto altro che mettere in risalto le somiglianze, ulteriori prove dovranno essere prodotte in seguito per verificare la mia ipotesi.”