Batterio killer: quello che stampa e tv non dicono

Creato il 23 giugno 2011 da Michelotto

Sulla scia della psicosi collettiva suscitata dall’ epidemia in Germania e Francia del famigerato batterio patogeno, mi sembra opportuno dire qualcosa che esuli dalle solite semplici notizie e raccomandazioni cautelative che si focalizzano sugli aspetti contingenti di quello che viene presentato come un episodio di cronaca fra i tanti.

Episodio che, come ognuno ricorderà, è soltanto l’ ultimo di una serie di emergenze analoghe, di cui possiamo citare quello della “mucca pazza” e quello  dell’ influenza aviaria come i più salienti in questi ultimi anni.

Ma se per quanto accaduto in precedenza si può solo sospettare una responsabilità a vario titolo dell’ uomo nello scatenare le pandemie verificatesi, i fatti di questi giorni ce lo suggeriscono invece con maggiore certezza, se solo si fa luce su che cosa si nasconde dietro.

Difficile dunque pensare a tutti questi fatti relativamente recenti come ad una serie di sfortunate coincidenze.

Per chi non lo sapesse, l’ Escherichia Coli, il microrganismo in questione, comprende svariati ceppi, la maggioranza dei quali innucui, facendo parte integrante della  normale flora batterica presente nel nostro intestino, come pure in quello di molti animali a sangue caldo, dove vive in simbiosi.

Le poche varianti patogene eventualmente presenti, perciò, vengono tenute sotto controllo se l’ intestino è sano, cioè dotato di una forte e rigogliosa flora probiotica (ossia favorevole alla salute dell’ organismo ospite).

Queste varianti, alcune particolarmente virulente e potenzialmente letali, come ci ricordano appunto i dati di questi giorni, possono però prendere il sopravvento o venire a contatto dell’ ospite dall’ esterno per svariati motivi, e, complice quasi sempre  un indebolimento delle difese immunitarie, causare gravi danni, come la sindrome emolitica ed uremica, una complicazione renale .

E’ bene chiarire però che, se pure la fonte di contaminazione si può individuare nei comuni ortaggi, l’ origine del batterio in causa è sempre di natura animale, per i motivi che abbiamo visto.

Infatti la contaminazione, che di solito avviene nella fase di macellazione delle carni, può verificarsi anche per inquinamento del terreno da parte delle feci degli animali portatori, o di acqua a sua volta contaminata, e quindi trasmettersi agli ortaggi ivi coltivati, oppure può venire dal contatto con carni infette durante le fasi di preparazione degli alimenti consumati crudi, o da latte non pastorizzato.

Secondo l’ agenzia federale americana Centers for Disease Control and Prevention, la carne è la principale fonte di infezioni alimentari, e per convincersene ecco qualche dato statistico: nel 30% dei polli che si consumano in USA sono state riscontrate tracce di salmonella e addirittura nel 70-90% c’è presenza di Campylobacter, un altro agente patogeno, responsabile di gastroenterite e diarrea.

E che il pollo allevato in batteria fosse un tipo di carne particolarmente poco sicuro dal punto di vista igienico lo aveva già fatto notare Anthony Robbins, il mitico formatore americano al quale si sono rivolte personalità di primissimo piano, come Bill Clinton e Bill Gates, spingendosi ad affermare che, con l’ avvento delle nuove tecnologie di macellazione, i polli che si avviano verso i supermercati non si possono considerare più sicuri di quanto lo sarebbero se venissero immersi in una toilette pubblica.

Il numero uno al mondo nel settore dello sviluppo delle risorse umane parla infatti anche di questo nel suo strepitoso corso “Sprigiona il potere che è in te“, essendo evidentemente anche lui  convinto che, se si persegue uno sviluppo a 360 gradi, non si può prescindere da ciò che va a finire nel nostro stomaco.

Ma torniamo al nostro batterio killer, perchè il punto fondamentale da capire è che il ceppo che ha dato origine al focolaio in Germania è una variante di uno preesistente che, a differenza di questo, risulta resistente a tutti i più comuni antibiotici, oltre che più virulento, a causa della produzione di una tossina particolare denominata Shiga.

E non è difficile capire il perchè di questa mutazione, se si ha presente che la resistenza agli antibiotici si sviluppa proprio a causa della ripetuta esposizione agli stessi, che fa in modo che il microrganismo si adatti sempre più ai farmaci, imparando a metabolizzarli.

Ma perchè agli animali da allevamento vengono somministrati così tanti antibiotici (e non solo)? Semplice: perchè gli allevatori non possono rischiare di perdere capi di bestiame per malattia o morte, eventualità queste che sarebbero particolarmente frequenti dato il loro numero elevatissimo e, di conseguenza, il ristrettissimo spazio che hanno a disposizione e le condizioni generali in cui queste povere bestie sono costrette a vivere, o meglio, a sopravvivere.

Questi allevamenti, simili a dei lager, hanno infatti dell’ incredibile, essendo quanto di più innaturale e crudele per qualsiasi essere vivente, perciò ecco la necessità di far assumere loro farmaci di qualsiasi tipo permetta loro di non ammalarsi e continuare a produrre il più a lungo possibile, oltre a foraggiarli in modo inappropriato.

Sull’ impatto devastante che carne e altri prodotti animali hanno su economia, ambiente e, non ultima, la salute tornerò in un’ altra occasione, ma a questo punto mi sembra doveroso fare una considerazione, che è la seguente:

Non sarebbe necessario evidenziare quanto ogni comune consumatore nella nostra società contribuisca a sostenere  questa situazione con le sue scelte alimentari, data questa manìa tutta moderna di consumare carne dalla mattina alla sera, prima, durante e dopo i pasti, se non fosse per la generale insensibilità a questi temi, alla pigrizia e all’ ostinata volontà di non abbandonare vecchie  abitudini deleterie quanto anacronistiche, perchè non rispondono più (se mai l’ hanno fatto) alle esigenze di una società che soffoca sempre più  per una serie di problemi che vanno affrontati alla radice.

Michele Nardella



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