Battesimo essenziale e pause del senso. Fina Garcìa Marruz

Creato il 21 agosto 2011 da Vivianascarinci

Riferirsi all’acqua come tramite per intendere un transito autonomo che da una condizione conduca più che a un’altra, a una proprietà mutevole dell’essere. Riferirsi all’acqua come un elemento capace di una contaminazione che una sola goccia può infondere fino a permanere in chi è colpito, nel profondo, come un segno caduto per guadagnare una fuga dello sguardo su un passaggio conchiuso come quello quotidiano. E’ questo il battesimo essenziale con cui le cose si danno al loro Dio in un aspetto assunto solo per mentirsi. L’immagine di questa singola goccia, del potere che significa cadendo sul capo di una persona, definisce più che molte pagine, la poesia di Fina Garcìa Marruz. poetessa cubana nata nel 1923 e voce femminile tra le più significative della poesia ispanoamericana del secolo scorso. Il potere battesimale di una goccia d’acqua, caduta su una certa strada percorsa sempre, è in grado anche di cauterizzare l’elargizione di un entusiasmo, come di quelle magie eccessive che le persone si scambiano volentieri a dimostrazione di qualcosa. La goccia è una cattura magica dell’eccesso, stana dal sogno delle cose, per ridare loro una verosimiglianza al reale. L’esattezza della trappola cui la goccia ti destina o ti libera mirandoti,  è data dalla pratica alchemica dell’acqua come se di volta in volta quell’unica goccia che ti colpisse dall’alto, fosse un distillato di innocenza, deprivazione, necessità, una metamorfosi del creato che secerne in una goccia lo stato d’anima più terribile, quello che monta un agguato sempre. “Quando in mezzo alla gioia del gioco sentivo all’improvviso come se tutto si vuotasse: una volta mi accadde mentre mi lavavo la testa e allora vidi la pila dell’acqua diventare spaventosamente vuota, un’altra volta ero nel parco: io tremavo di paura ma non che mi succedesse qualcosa, bensì che sopraggiungesse “quello” che io conoscevo bene, che andava e veniva quando voleva lui e non io” (Fina Garcìa Marruz). La poetessa sa bene di non sapere quando e come, di essere sorpresa dal battesimo essenziale di chi vive all’aperto di un porto in cui a salpare e ormeggiare sono solo i bastimenti che accettano la loro sospensione sul mistero dell’acqua.

Non è che gli manchi/ il suono,/è che possiede/ il silenzio fgm

di Fina Garcìa Marruz

Attenti voi a camminare per le strade strette dell’Avana Vecchia – ufficio, tipografia, ministero, pasticcini profumati color violino-, attenti potreste di colpo essere sorpresi dalla goccia d’acqua che discende da un piano alto, che può cadervi nel mezzo della testa, sulla spalla, sull’abito, senza preavviso, attenti a questa goccia d’acqua che sta sempre lì sospesa come una minaccia, attenzione, che potremmo mutarci in mendici imprevisti e far sì che i nostri passi lambiscano, con fame di cane, le lattine. Non andate voi che conoscete questo battesimo essenziale, fastidio e orgoglio dei suoi iniziati, a uno dei suoi più diafani misteri. Entrino solo quelli che apprezzano l’esattezza di quella trappola che ci toglie dall’eccessiva magia della passeggiata del mattino, o di un mezzogiorno quando la luce si squaglia lì, come un pezzo di marzapane natalizio, o della notte quando gli androni creano ombre gialle. Questa goccia d’acqua da sola contiene, nella sua triplice essenza, qualcosa che non sapevamo, che sì sapevamo, di questa Avana Vecchia, in lei sublimata – pipì di bimbo, annaffiatura del balcone povero, lacrima – saluto distratto con cui la strada premia, come può il nostro passaggio d’amore nella sua luce alta e ripartita, che sempre corteggia il bianco e l’azzurro imprigionati nella vetrata o il suo spruzzo tra l’odore di molluschi putridi e la nave che sta per salpare.

°

Voglio scrivere con il silenzio vivo.

Voglio dire quello che la mano dice.

Perché tu leggi meglio il testo vivo

E l’anima nella sua lotta muta scrive.

A volte l’ombra bianca batte la roccia

Di spumeggianti caverne e ne orla

Le fauci con una frangia che fa e disfa

Segni che tu decifri. Che la bocca

taccia e dia nel bianco nell’eroico

sforzo che si perde. La poca luce,

l’allontanarmi da te d’ogni giorno,

sono pause del senso, incompiute

immagini di me. La linea informe

salta e completa tu, la melodia.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :

  • Assaggi di Puglia

    Il 14 maggio 2015 – ore 20:30 presso l’Hotel Residence Il Porto – via del Mare, Mattinata (FG) si terrà l’evento “Assaggi di Puglia”. Leggere il seguito

    Il 06 maggio 2015 da   Studioartesia
    CULTURA, INFORMAZIONE REGIONALE
  • Campi di sterminio europei

    Ieri, quando un amico ha visto questa immagine sul mio profilo, mi ha fatto notare quale fosse lo stridore dell'accostamento. Lo ringrazio delle sue osservazion... Leggere il seguito

    Il 21 aprile 2015 da   Antonio
    CULTURA, SOCIETÀ
  • Inediti di Alessia D’Errigo

    Ricercatrice in campo teatrale e cinematografico, scrittrice. Interprete e regista di varie opere teatrali. Dopo un percorso classico come attrice inizia una... Leggere il seguito

    Il 17 aprile 2015 da   Wsf
    ARTE, CULTURA
  • Segnalazione: “L’Amalassunta” di Pier Franco Brandimarte

    Sognando Leggendo vi segnala l’uscita del 4 Marzo per la casa editrice Giunti: VINCITORE PREMIO CALVINO 2014. Un romanzo-inchiesta magico, leopardiano, che... Leggere il seguito

    Il 07 aprile 2015 da   Nasreen
    CULTURA, LIBRI
  • Recensione: "NESSUNA VIA DI FUGA" di Maya Banks.

    Dopo L'ORA DELLA VERITÀ, il secondo volume della serie “KGI”, un distillato di pura Romantic Suspense.Genere: Romatic SuspenseEditore: LeggereditorePagine:... Leggere il seguito

    Il 01 aprile 2015 da   Blog
    LIBRI
  • Rischiare tutto

    La rivoluzione teorica incompiuta - Introduzione al libro "Denaro senza Valore" - Luglio 2012 - di Robert Kurz Le teorie grandi ed influenti sfociano sempre in... Leggere il seguito

    Il 30 marzo 2015 da   Francosenia
    CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ