Battiam, battiam le mani arriva il Senatur

Creato il 27 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Su Umberto Bossi ormai si sa quasi tutto. La prodigiosa carriera politica non avendo altro mestiere per le mani, una laurea mai ottenuta, un diploma per corrispondenza, qualche “spaccio” di titoli professionali, il ruolo di leader e di ministro nel governo dei nani e poi, ultimamente, una accentuata propensione all’arte mimica essendogli venuto meno il dono della parola. Re della battuta ad effetto, ha cercato in tutti i modi di incarnare lo spirito di una nazione che non c’è, la Padania, per diventare il leader del “nulla” essendo incapace di diventarlo di “qualcosa”. La sua ideologia si fonda sulla “teoria dell’orecchio” che è quella prassi che consente di ascoltare quello che la gente dice e di trasformarlo in proposta politica, che poi vada a buon fine o no a Bossi non interessa una mazza. Famoso per aver definito “bonazza” Margherita Boniver, che una bonazza lo è stata davvero molti, tantissimi anni fa, Umberto ha dimostrato di essere un uomo che vive di ex miti, essendo rimasto intellettualmente e culturalmente all’età di 16 anni quando rimaneva chiuso nel bagno con la copia di Novella 2000, che ritraeva Margherita accerchiata dai suoi amici registi di cinema, per uscirne con lo sguardo stralunato dopo una interminabile partita a Cinque contro Uno. Appena alfabetizzato da un professore pazzo che ridisegnava a suo piacimento i confini dell’Italia componendola e scomponendola come un Frankenstein qualsiasi, deve a Gianfranco Miglio l’uso delle 125 parole di cui è composto il suo vocabolario. Grazie a tanta, manifesta ignoranza, è diventato particolarmente benevolo nei confronti di un figlio che, essendo riuscito a diplomarsi (anche se con qualche fatica) in una scuola normale, lui considera il genio della famiglia dando alle trote una capacità intellettiva fuori dall’ordinario. Gli altri esponenti politici ormai lo conoscono e quindi non si scompongono più di tanto se a volte li apostrofa con epiteti da bar dello sport padano ma non tutti hanno la stessa tolleranza di Casini. Può succedere quindi che un giorno, un personaggio come Luca Cordero di Montezemolo, si accorga improvvisamente di chi sia in realtà l’Umberto, che non è propriamente il “Riccardo” di Gaber che lui pensava fosse. Così, fra uno sproloquio e l’altro sulle ricette da grande chef della finanza con le quali intende rendere il “piatto Italia” più appetibile, Montezemolo chiede agli uomini di ItaliaFutura di ricordare a Bossi che la sua gente non l’ha votato per difendere Cosentino e Brancher in tribunale né per far fuori Alessandro Profumo. Oddio, noi non sappiamo perché la gente lo abbia votato, ma questo non è importante. ItaliaFutura però da le colpe a Bossi, accusandolo di correità, anche di aver messo in piedi, e di continuare a tenercelo, un governo “delle non scelte che ha portato il Paese a impoverirsi materialmente e civilmente”. E continua ItaliaFutura: “Anche sul fronte delle rivendicazioni specifiche del suo elettorato Bossi ha combinato ben poco, guardare alle promesse sul federalismo per credere". La Lega, di fronte alle polemiche di Montezemolo, ha fatto come spesso gli accade di fare quando non ha argomenti utili a controbattere accuse tanto circostanziate. E allora interviene a suo sostegno un uomo che di argomenti invece ne ha davvero molti: Ignazio La Russa. "EiaEiaAlalà", che come tutti sanno non significa niente, arrotando le parole e strabuzzando gli occhi che manco Marty Feldman avrebbe saputo fare, ha tuonato: “Montezemolo si candidi e così potremo vedere qual è il suo consenso" dimostrando ancora una volta che chi conta sono i padroni dei voti e delle tessere di partito e non le idee. Ma la risposta più piccata arriva da un semi anonimo senatore leghista appena un po’ più acculturato dei suoi colleghi, Piergiorgio Stiffoni il quale, trasformando il divano di casa nel palco di Pontida ha sentenziato: “La gente ne ha piene le scatole? Sì, di pseudo industriali, di un sindacato come la Confindustria che si comporta come una quarta carica dello Stato e di Montezemolo, ormai un Re Nudo. Il popolo, il nostro popolo è il motore del cambiamento contro chi vuole un Paese morto". Chi invece lo tiene in vita, il Paese, è il popolo i cui modelli ispiratori sono Maroni, Calderoli, Trota, Cota, Castelli, Borghezio, Gentilini, Zaia e qualche altra decina di aspiranti Miss e Mister Padania. Anche in quel caso è solo un problema di tette, culi e misure, mica occorre il test del QI.

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