BATTIATO TECHNO-RÊVERIE
Joe Patti’s experimental group | Il nuovo cd di Franco Battiato & Pinaxa
di Leone Maria Anselmi
Al vasto repertorio discografico di Franco Battiato si aggiunge un nuovo prezioso tassello, un lavoro a quattro mani nato dalla collaborazione con Pino Pischetola (Pinaxa). Joe Patti’s experimental group, come già denuncia il titolo, si riallaccia alla prima coraggiosa produzione di Battiato, quella, per intenderci, antecedente a L’era del cinghiale bianco e La voce del padrone. Il vero esordio di Battiato, questo pochi lo ricordano, è stato tutt’altro che sperimentale e avanguardista. Risalgono al 1965 i due 45 giri L’amore è partito e E più ti amo (allegati a una rivista di enigmistica); nel 1967, per l’etichetta Jolly, è la volta dei 45 giri La torre e Triste come me (ascrivibili al filone, allora in voga, delle cosiddette canzoni di protesta); nel 1968-‘69 per Battiato arriva la svolta romantica con i singoli È l’amore, Sembrava una serata come tante (Philips) e Bella ragazza (R. T. Club). Seguirà nel 1971, sempre per la Philips, il 45 giri Vento caldo. L’approdo alla pura sperimentazione arriverà solo nel 1972 con i 33 giri: Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries, Clic, M.elle le “Gladiator”, Battiato, Juke Box e L’Egitto prima delle sabbie (questi ultimi due pubblicati nel 1978). Dal 1979, anno di pubblicazione dell’album L’era del cinghiale bianco, il cantautore siciliano si orienterà su una produzione più tradizionale e fruibile. Tuttavia, nel corso degli anni, non sono mancate le incursioni nei “territori delle sonorità sospese”, e emissioni discografiche più impegnative come Genesi (1987), Gilgamesh (1992), Messa arcaica (1993), Il cavaliere dell’intelletto (1994), Campi magnetici (2000) fino al recente Telesio (2011).
Joe Patti’s experimental group arriva a distanza di due anni dall’ultimo lavoro di inediti Apriti Sesamo, e a un anno da Del suo veloce volo (registrazione live del concerto tenuto in duo con Antony Hegarty all’Arena di Verona nel 2013). Undici tracce tra repertorio inedito e rivisitazioni di brani già incisi da Battiato nel corso degli anni (come Proprietà proibita, outro-track dell’album, già presente in Clic del 1974 con il titolo Propiedad prohibida). La traccia d’apertura è Leoncavallo, in cui compare una dichiarata citazione del brano New frontiers tratto dal 33 giri L’arca di Noè, del 1982. A seguire le tre brevi tracce: Le voci si faranno presenze, Klavier e Omaggio a Giordano Bruno; le atmosfere sono quelle di una techno-rêverie, una mistica digitale, una preghiera elettronica. In Joe Patti’s experimental group Battiato indica la direzione – quella del suo passato sperimentale, quella delle rielaborazioni nel presente e quella futura, futuristica, futuribile – e Pinaxa incalza, insegue, a tratti conduce. I suoni scongiurano l’artificialità e suggeriscono processi di smaterializzazione. Battiato alla voce, al pianoforte, alle tastiere e ai sintetizzatori (e in alcune sonorità volutamente vintage sembra quasi di riconoscere le strumentazioni di un tempo, gli effetti datati del laboratorio anni ’70); Pino Pinaxa Pischetola alla programmazione e alle ritmiche computerizzate, e Carlo Guaitoli (pianoforte e tastiera). Bene introduce alle atmosfere di Joe Patti’s experimental group il piccolo Budda incastonato nella nanotecnologia che a malapena si distingue sulla copertina del disco. La cover grafica di Francesco Messina è una perfetta visualizzazione di quell’equilibrio tra spiritualità e meccaniche terrene (elettriche, vibranti, incandescenti) che caratterizza e connota l’anima più intima di questo lavoro. In Come un branco di lupi, una delle tracce più interessanti del disco, Battiato riprende un frammento di testo di Inneres auge (nell’intro è invece citata In Trance, tratto dal già citato Campi magnetici del 2000). Nelle brevissime Nuba e Nel cosmo, così come nelle più articolate The implicate order e Cern, echeggiano continui rimandi (ora chiari, ora impercettibili) alla produzione passata, sia quella sperimentale degli anni ’70 che quella dell’ultimo trentennio. I tappeti musicali delle singole tracce sono strutturati a inserti di trame sonore sovrapposte, le une sulle altre, in addizione, talvolta in sovraccarico; c’è tutto un mondo culturale, artistico, musicale, linguistico, ascrivibile ai mille interessi e ai mille talenti del Maestro, che preme per interporsi e rivelarsi, tuttavia a prevalere è la sintesi (un’armonizzazione di fondo che stempera e riduce ogni istanza di barocchismo).
Battiato e Pinaxa firmano tutte le musiche; nei testi, oltre a quelli firmati dallo stesso Battiato, compare il fido Sgalambro e Fleur Jaeggy (di quest’ultima Battiato inserisce dei versi in lingua tedesca nella penultima traccia L’isola elefante). In Joe Patti’s experimental group Battiato sembra invitare le nuove generazioni a riscoprire e a rivalorizzare il suo repertorio delle origini, ma il progetto è ben lungi dal finalizzarsi a una sorta di operazione nostalgia. Nel rivisitarsi Battiato riaggiorna il suo pentagramma alla luce di un’ispirazione sempre giovane, sperimentale e coraggiosa.
Leone Maria Anselmi
_______________________
Copyright 2014 © Amedit – Tutti i diritti riservati
Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 21 – Dicembre 2014.
VERSIONE SFOGLIABILE
VAI AGLI ALTRI ARTICOLI: Amedit n. 21 – Dicembre 2014
Per richiedere una copia della rivista cartacea è sufficiente scrivere a: amedit@amedit.it e versare un piccolo contributo per spese di spedizione.
_____________________________________________________________________________________