Raccontare la Sardegna non è semplice, è un luogo complesso, “Quasi un continente”, scriveva Michelangelo Pira, e lo è ancora di più oggi, in un’epoca apparentemente priva di qualsiasi prospettiva. Tuttavia dipende dai punti di vista, dalla prospettiva che il nostro sguardo crea nella osservazione dei luoghi, delle vicende, degli oggetti.
Si parte venerdì 17, alle ore 21:30, con Tottoi, il film di animazione di Norifumi Kiozumi, che racconta una Sardegna piena di magia, vista attraverso gli occhi di un grande regista e degli ineguagliati maestri dell’animazione giapponese. Prodotto dalla Nippon Animation ed ispirato alle vicende narrate dall’autore italiano Gianni Padoan nell’omonimo racconto, il cartoon Tottoi è probabilmente l’unico lungometraggio animato giapponese ad essere ambientato in Sardegna.
Il giorno seguente, sabato 18 alle ore 21:30, il racconto Sos laribiancos messo in scena da Pierpaolo Piludu per il Cada Die Teatro saprà farci rivivere le emozioni più forti, il coraggio e l’incredibile forza vitale del romanzo ‘Quelli dalle labbra bianche’ di Frantziscu Masala. Uno sguardo impietoso sulla povertà e sulla dignità, antica e popolare, di una Sardegna ai tempi della guerra in Russia.
Domenica 19, S’Animu di Marina Anedda ci fa scoprire una delle manifestazioni equestri più importanti della Sardegna, l’Ardia di Sedilo, attraverso gli occhi di una giovane donna; Io sono qui di Mario Piredda ci fa conoscere il dramma di un militare che si ammala di leucemia al ritorno dal conflitto in Kosovo; I frutti sperati di Ezio Maisto racconta, in una commedia dai contorni amari, la storia di un figlio costretto a nascondere il proprio fallimento professionale ai genitori; I morti di Alos di Daniele Atzeni ciò che non è stato, ma che spaventa il nostro futuro.
Dopo Totò e la malafemmina, l’Alberto Sordi di Un americano a Roma e The Blues Brothers, quest’anno il film simbolo scelto come copertina del festival è “Vendetta… sarda” di Mario Mattòli, una commedia in salsa avanspettacolo del 1952, che ha tra i suoi protagonisti alcuni dei più grandi interpreti della rivista dell’epoca, come Mario Riva e Walter Chiari. Il film è ambientato in una Sardegna stereotipata e macchiettistica e racconta una storia di equivoci congegnata con maestria da Monicelli, Steno e Maccari. È il classico film basato su luoghi comuni sapientemente accresciuti. È il classico film che a noi sardi, permalosi, a tratti avrebbe fatto arrabbiare, ma nella nostra prospettiva, dal nostro rinnovato punto di vista, Carlo Porcheddu, con la sua lingua sarda/napoletana/siciliana, non rappresenta più un imbarazzo, bensì l’orgoglio di una lingua, di un origine e, perché no, di uno spettacolare e irripetibile monociglio.
Storie di una Sardegna che una prospettiva la vuole avere e che ha imparato a guardarsi dentro e raccontare le proprie vicende.
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