Baustelle, album del 2013

Creato il 17 aprile 2013 da Postpopuli @PostPopuli
 

di Francesco Gori

La musica dei Baustelle continua uno straordinario percorso artistico, proponendoci Fantasma, disco pubblicato il 29 gennaio 2013.

“Il cantiere” della band toscana costruisce sempre opere di rilievo, musica d’autore, testi originali e raffinati, suoni di grande impatto emotivo, a conferma di un talento indiscutibile del songwriter e leader Francesco Bianconi, di Rachele Bastreghi e della sua splendida voce, e di tutti i componenti che hanno guidato l’ascesa del gruppo (adesso Claudio Brasini). Dalla giovinezza del “Sussidiario” ai fantasmi che si materializzano sulla quarantina, ascoltare i Baustelle è sempre nutrimento. Se con Charlie fa surf e Baudelaire dello splendido Amen hanno concluso nel 2008 l’epopea della gioventù targata angosce, paroxetina e affini, il discutibile I mistici dell’Occidente ha aperto nuovi orizzonti verso una maturità consolidata dal mastodontico Fantasma.

La copertina di Fantasma – allsongs.tv

Intermezzi strumentali e spettrali aprono, inframezzano e chiudono le riflessioni musicali di un concept-album che porta alla memoria il pioniere Tommy degli Who, seppur filo conduttore e genere siano ben diversi. E qui è il tempo a farla da padrone. Già, il tempo e la paura che genera per il suo incedere costante, generando malinconia per il passato, e ansia per il futuro, spazi temporali che creano un luogo dove proliferano spettri. “Vecchio/le rughe” (Nessuno), “il tempo non imbianca” (La morte), “Il tempo passa, ce ne accorgeremo poi” (Diorama), I cimiteri di Monumentale, “il finale della temporalità” (Il finale), “i conti col tempo” (Il futuro): tutti indizi che nelle 13 canzoni parlano chiaro.

La musica del gruppo di Montepulciano è come sempre densa di poesia, per alcuni può annoiare, apparire melensa - de gustibus – , eppure arriva dritta dove deve arrivare. Stavolta ad aumentarne la portata c’è l’armonia di un’orchestra, con una una serie infinita di strumenti (organo e pianoforte in primis) che ne fanno note complesse quanto fuori dall’ordinario. Dal numeroso complesso di accompagnamento, e dalla parte di registrazione in quel di Wroclaw, proviene tutta la spiritualità polacca, che riveste di barocco l’atmosfera. Insomma, non c’è solo il classico trio chitarra-basso-batteria, bensì richiami di musica classica. Se proprio vogliamo trovare un difetto a Fantasma, sta nell’eccesso di eccezionalità – ma in fondo, è l’essenza stessa di un concept-album -, in un ascolto complesso ben lontano dalla semplicità degli esordi, segno di un percorso che aspira in alto.

I Baustelle – gibilterra.org

Tante le citazioni, a cominciare dalla copertina horror e dalle radici anni Settanta che si respirano costantemente. Nei tanti momenti di lirismo, la presenza di Fabrizio De Andrè è ben viva: dalla traccia n.2 in cui il timbro di Bianconi è difficilmente distinguibile da quello del grande Faber, dai richiami ai suoi concept quali Tutti morimmo a stentoNon al denaro, non all’amore né al cielo (e di conseguenza Spoon River) per stile, giro di vite narrate e interesse per emarginati e perdenti, in una società alla deriva. Come avvenuto anche su carta, con il romanzo “Il regno animale” di Francesco Bianconi, potente richiamo alla sua Milano di pusher e discriminati.

Entriamo nei dettagli del disco, che si apre con un “titolo di testa” in musica. In Nessuno, la fusione della voce di Bianconi (con pianoforte in sottofondo) con quella di Andrè è impressionante. Non credere ai sistemi precostituiti, al mondo violento, corrotto, astuto, falso e folle: non resta nessuno, se non una persona speciale. La voce suadente e malinconica di Rachele che accompagna, è un pugno al cuore per chi ascolta. 

La morte (non esiste più) è il primo singolo, la canzone più orecchiabile. Come Epicuro nella sua Lettera sulla felicità, La morte, il più atroce di tutti i mali, non esiste: quando noi viviamo la morte non c’è”. E i Baustelle ce lo ricordano in musica. Del resto, “Morire non è niente se l’angoscia se ne va”.

Diorama è la dimensione artistica, quel mondo da assaporare – senza tempo e spazio – in lunghe passeggiate, salvifico per l’anima. “Nel Diorama il tempo non ci può far male, non c’è prima e non c’è poi…” L’accompagnamento con la chitarra acustica è da brividi.

Monumentale. Eccoti, Rachele. Ti aspettavamo a gloria con la tua voce calda. Cimiteri, pianti, assenze, “lascia perdere i dibattiti, la rete…” – il mondo esterno – “… ma piuttosto stringi forte chi ti ama”.

Il finale. “Non ci lasceremo mai” racconta la storia del compositore Messiaen e il possibile finale della sua storia, con tutta la sua drammatica poesia, accompagnata da un suono articolato.

Cristina è ispirata alle ex: arriva il ritmo, ma sempre nel segno del passato malinconico. Gli spettri abitano in noi, “ciò che ci fa paura siamo noi.”

Il futuro fa “i conti col tempo”: “tutto quel che hai prima o poi lo perderai”, il vento porterà via i rami, e “ciò che siamo stati non saremo più”. Nacchere e musica evocativa da giudizio universale, ma anche scontro epico da film western. L’incognita del futuro e della vita ipotetica preme su ogni vita, così come la consapevolezza della sua caducità.

Maya colpisce ancora punta dritto a colpire il potere, l’avere, il piacere, l’apparire coi suoi seni da rifare, tutte le nostre dittature. “Maya colpisce ancora, colpisce ora, ci annienterà”. La fine del mondo, di questo mondo, è vicina.

L’orizzonte degli eventi offre la sola voce di struggente melanconia e sofferenza di Rachele, mentre in La natura la musica fiorisce, è fiore di pesco a primavera.

Conta’ l’inverni è cantata in romanesco, e mette in primo piano i bisogni primari dell’uomo medio, nella sua normalità accettata di cavernosi delitti.

L’estinzione della razza umana è la conseguenza delle storture di un mondo folle, prevedendone un futuro nero, che porterà all’esaurimento dell’umanità.“Foschia e oblio ci coprirà”, a conferma di un disco apocalittico e di portata universale.

Chiusura (prima dei “titoli di coda”) affidata a Radioattività, pianoforte e voce che chiudono con dolcezza e speranza. “Bisogna avere fede e navigare nello spazio siderale”: proviamo dunque a gettarci nell’ignoto, abituati come siamo a stare male. Magari c’è un “luogo” adatto a noi.

La musica dei Baustelle parte dall’interno dell’individuo con le sue difficoltà, echeggiando un grido di sofferenza generale. “Fantasma” è un lavoro faticoso, che ha prodotto un risultato eccellente, mescolando temi personali a temi sociali, alternando dolcezza e graffi,  armonia e ritmo, in un quadro dai colori notturni. A quasi vent’anni dalla nascita del gruppo, gli eterni ragazzi vorrebbero “tornare a sbronzarsi nella stessa taverna di vent’anni fa”, ben consapevoli che non si può.

Ascoltiamo i Baustelle e la loro musicante e poetica malinconia. Ci piace. Tanto.

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