A volte ritrarre gli amici, in un contesto inusuale dalla loro natura, è un modo per dare vita a quell’io troppe volte represso. Il gioco, il cosa mi piacerebbe essere, l’immaginarsi.
Certe pose, certe espressioni, magari inconsapevoli, scatenano la fantasia, così il ritratto, non diventa solo un disegno, ma vive una vita propria. Un’istantanea, dove il prima e il dopo è il proseguo di una storia, l’immagine diventa azione in sintesi, il disegno prende vita e si espande all’infinito.
Una pratica dell’immaginario cui non siamo più abituati a eseguire. Assecondando il bambino che c’è in noi, e solo incoraggiandolo a prendere possesso della nostra indole, la fantasia fluisce da una ferita cui si è perso il ricordo, queste ferite d’infanzia, sono le sole a farci ricordare che essere adulti è un limite, il limite alla nostra creatività.