Mi hanno sempre irritato quelle autopresentazioni stile provini del Grande Fratello. Quelle del tipo: «Ciao a tutti, mi chiamo Gino, ho 24 anni e sono un dottore». No, caro il mio Gino, tu non sei un dottore: tu fai il dottore.
Preferirei allora una cosa del genere: «Ciao a tutti, mi chiamo Gino, ho 24 anni, sono un ragazzo dolce e simpatico, mi piacciono i cani, il colore blu e i libri di fantascienza, e per guadagnarmi da vivere faccio il dottore». Ecco, così va molto meglio.
La differenza magari non si coglie a una prima lettura, ma a mio parere è sostanziale. Se tu lavori alle Poste e tutte le mattine ti svegli incazzato/a nero/a perché suona la sveglia, i colleghi sono antipatici e preferiresti andartene in spiaggia, allora tu non sei un impiegato/a delle Poste. Con che coraggio ci si può identificare in qualcosa che si detesta?
A pensarci bene, fanno tutti un po' così: io sono Tizio, impiegato alle Poste. Quando sono al lavoro sono nero perché sono al lavoro. Quando non sono al lavoro sono ancora più nero pensando che l'indomani dovrò andare al lavoro. Potrei fare mille altre cose, ma pensare a quanto mi rompe dover essere in ufficio invece che ai Caraibi riempie tutto il mio tempo libero. Tizio non è un impiegato delle Poste, semplicemente lo fa, ma è convinto di esserlo e vive in funzione di quel pensiero. Conclusione? Tizio non è nessuno.
(continua...)