“Beautiful but Empty”, nuovo album di Kafka on the Shore

Creato il 07 gennaio 2013 da Alessiamocci

Beautiful But Empty” di Kafka on the Shore è il nuovo album in uscita il 18 Gennaio 2013 per La Fabbrica.

La storia dei Kafka On The Shore nasce quando Vincenzo Parisi decide di mettere il proprio pianoforte non più al servizio della classica da conservatorio ma del rock‘n‘roll più sanguigno. Dalla Sicilia emigra a Milano e uno dopo l‘altro conosce quelli che saranno i componenti di una band esplosiva: Elliot Schmidt, un cantante americano nato a Dusseldorf con il blues di Chicago nel sangue; Daniel Winkler, un tedesco in carne e ossa con un senso del ritmo decisamente nero; e Freddy Lobster, un chitarrista incendiario dal suono irriverente.

Il nome del gruppo viene ripreso da un celebre romanzo di Murakami Haruki ed il gioco è fatto, ecco formata una band dalle origini improbabili ma dalle enormi possibilità.

Da lì in poi è tutto uno scrivere canzoni e muovere i primi passi nella scena musicale milanese e poi in quella nazionale con live ad alto tasso energetico dove non sai mai quelli che ti può capitare.

Sì perché i Kafka On The Shore sono uno di quei gruppi sempre più rari in cui follia, perizia tecnica, spleen poetico e influenze fra le più disparate vengono rimescolati per ottenere un sound indefinibile eppure straordinariamente vicino a chi ascolta.

Le undici canzoni di “Beautiful But Empty” sono animate da pianoforti indiavolati alla Jerry Lee Lewis, elettriche veraci e sudate, visioni poetiche sulla scia dei Doors e pezzi da taverna che piacerebbero ai Gogol Bordello.

Ma i Kafka On The Shore dimostrano di aver ben imparato la lezione di Ziggy Stardust e sanno anche estrarre dal cilindro un tiro rock-soul che è di eredità Afghan Whigs, mentre nelle liriche guardano all‘America del mito (“Bob Dylan”, la mini-suite in due parti “Walt Disney”) e del presente (“Moon Palace” cita fin dal titolo un romanzo di Paul Auster).

Quando poi incontrano la voce ipnotica di Chiara Castello dei 2Pigeons nell‘ancora più allucinatoria “Venus” o iniettano un hammond gorgogliante nel beat che cresce insieme alle chitarre di “Lily Allen in Green” spandono nell‘aria suoni destinati a rimanere.

Come solo la musica che brucia di creatività, passione e pazzia riesce a fare.

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