Scritto da Gabriella Gliozzi
Proprio per sopperire alla carenza di compratori il Ministero degli Interni ha creato, in collaborazione con il presidente del Consiglio, un simpatico spot che inneggia allo shopping e al fatto che l’economia gira se siamo noi, in prima persona, a farla girare. Niente di più vero. Ma con i soldi di chi?
E c’è un altro aspetto sul quale mi piacerebbe soffermarmi: il lavoro. Una volta ce n’era in abbondanza, così tanto da poterci permettere di snobbare le occupazioni più umili o quelle non adeguatamente retribuite. Il NON lavorare PRIMA era una scelta del tutto personale. Oggi però la percentuale di disoccupati cresce a dismisura ed i posti di lavoro sono sempre di meno: chi trova lavoro è il prescelto, il fortunato, quello che non lo trova è nella norma. Vivere in un Paese dove la normalità è non trovare lavoro, dove se lo trovi probabilmente è in nero, se sei fortunato, o nella peggiore delle ipotesi è GRATISè davvero qualcosa di incredibile, ai limiti della realtà. E il futuro adesso dov’è? Ci hanno prima imbambolati dicendoci che lavorare in nero, senza contributi, significava fare esperienza. Poi si è passati al lavoro non retribuito,
trovando la scusa del curriculum. E una volta ottenuto cosa ci aspetta? Di assunzione non se ne può più parlare, a causa dell’età. E ancora una volta ci si ritrova con un pugno di mosche.
Rinunciando ai nostri diritti non abbiamo detto addio solo alla nostra pensione, abbiamo salutato il nostro futuro. Le collaborazioni poi sono la rappresentazione dell’ipocrisia di questo secolo, perché non ti rilasciano nulla e non ti danno molto di più che semplici esperienze di vita. Io resto del parere che si possa e si debba imparare sul campo, ma che questo modus retribuendi sia semplicemente un paradosso, un insulto alla fatica ed all’intelligenza delle persone.
Un giovane di belle speranze all’età di 28 anni avrà accumulato una notevole esperienza sul campo, avrà raggranellato qualche soldino, come se non fosse dovuto, bensì come semplice concessione per cui ringraziare, avrà ricevuto promesse di retribuzione ed assunzione in cambio di sfruttamento, ai limiti della ragionevolezza.
E’ questo il destino che ci hanno impacchettato e recapitato a casa. E da noi, da voi, da tutti, non è stato fatto niente per evitarlo. Solo tante parole. Questa è lo scherno dell’Italia, piena zeppa di oratori e priva del coraggio di reazione. Per questo la beffa più grande è il maltolto mai ricevuto: perché ci troviamo ad invidiare quelli che nel primo articolo della Costituzione ci si possono riconoscere. E a me e a tutti i miei coetanei non è rimasto nulla.
Art. 1 L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.