Magazine Cultura

Beirut: These kids are alright! | Concerto @ Brixton Academy (Londra 16.09.11)

Creato il 22 settembre 2011 da Figurehead @figureheadblog

Zach Condon e i suoi Beirut ci portano cartoline da tutto il mondo per una sera a Brixton

Beirut concert in Brixton

Questa non é una vera e propria recensione, non ha nessun valore musicale. Ma a mia discolpa c’é da dire che quello dei Beirut non é stato solo un concerto, ma un viaggio, e mi sono completamente dimenticato di segnarmi i punti salienti, trascinato dalle atmosfere abilmente ricreati dai ragazzi sul palco. Sí perché di ragazzi si parla, nonostante la maturitá della musica suonata sul palco c’é un gruppo di ragazzini ancora lontani dai 30. Zach Condon stesso é del 86, ottima annata, ma ha giá girato il mondo e di questo ci parla con la sua musica.

Prima di loro si esibiscono i tUnE-YarDs (l’utilizzo a casaccio di maiuscole é voluto.

tune-yards
Da loro), gruppo di cui ho letto molto e che erano nella lista dei gruppi da esplorare. Prima di questo concerto. Sulla carta sono bravissimi, sicuramente molto originali. Capitanati dall’effervescente Merrill Garbus uniscono ritmi afro con una sezione fiati acid jazz-funk. Fa da collante la voce di Merrill, che sfora spesso e volentieri nelle urla e nello jodel, e il suo ukulele. La sezione ritmica é retta pure da lei che incide con i loop strati percussivi. Inevitabili le imprecisioni ritmiche che, invece di creare l’energia desiderata, generano piú che altro confusione. Forse meglio su disco ma il pubblico non sembra impressionato dal loro live tant’é che quando prima di andarsene si augura di rivederci presto, un ragazzo dietro di me interpreta il pensiero di molti affermando “I won’t see you again bitch“. Che in inglese significa “siete molto bravi ma non credo verró a vedervi di nuovo“. Da salvare Gangsta, il video qui sotto, il pezzo uscito meglio:

Finalmente arrivano i Beirut. La formazione: batteria e basso/contrabbasso, fisarmonica e due polistrumentisti che si alternano fra fiati, organo e xilofono. Centravanti di sfondamento Zach Condon alla voce, con sporadiche apparizioni di tromba e ukulele. In un palco spoglio, semplicemente addobbato con un tendone che risalta ombre e colori fra le sue pieghe, iniziano le quasi due ore di spettacolo inanellando una canzone dietro l’altra in una perfetta successione. Ci si mette un po’ a trovare la connessione, Zach parla poco e lascia che sia la sua musica a lavorarsi la strada verso i cuori degli aspettatori. Il mio é conquistato con Postcard from Italy, una cartolina da un’Italia che ormai esiste solo lí e nella mente di Zach.

L’unica cosa che posso criticare ai Beirut é di non aver accompagnato anche visivamente le immagini evocate con le note. Sará perché discutevo di questo con spagnoli e messicani ma tutti concordavamo sul fatto che é una musica da festa di fine estate, un funerale o un matrimonio. Un concerto sicuramente piú adeguato su un sagrato di una chiesa di campagna che una sudaticcia sala concerti nel sud di Londra. Allora perché non creare questa atmosfera rurale sul palco? Un gazebo, dell’uva, tavolini di ferro verniciati di bianco…alcuni suggerivano persino una capra (forse un po’ eccessivo?).

Comunque é stato un concerto imperdibile, emozioni che non posso nemmeno provare a raccontare. Lascio che siano loro a farlo, con un altro video, A Sunday Smile:

Video di SerialSuicider


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines