Zach Condon e i suoi Beirut ci portano cartoline da tutto il mondo per una sera a Brixton
Questa non é una vera e propria recensione, non ha nessun valore musicale. Ma a mia discolpa c’é da dire che quello dei Beirut non é stato solo un concerto, ma un viaggio, e mi sono completamente dimenticato di segnarmi i punti salienti, trascinato dalle atmosfere abilmente ricreati dai ragazzi sul palco. Sí perché di ragazzi si parla, nonostante la maturitá della musica suonata sul palco c’é un gruppo di ragazzini ancora lontani dai 30. Zach Condon stesso é del 86, ottima annata, ma ha giá girato il mondo e di questo ci parla con la sua musica.
Prima di loro si esibiscono i tUnE-YarDs (l’utilizzo a casaccio di maiuscole é voluto.
Finalmente arrivano i Beirut. La formazione: batteria e basso/contrabbasso, fisarmonica e due polistrumentisti che si alternano fra fiati, organo e xilofono. Centravanti di sfondamento Zach Condon alla voce, con sporadiche apparizioni di tromba e ukulele. In un palco spoglio, semplicemente addobbato con un tendone che risalta ombre e colori fra le sue pieghe, iniziano le quasi due ore di spettacolo inanellando una canzone dietro l’altra in una perfetta successione. Ci si mette un po’ a trovare la connessione, Zach parla poco e lascia che sia la sua musica a lavorarsi la strada verso i cuori degli aspettatori. Il mio é conquistato con Postcard from Italy, una cartolina da un’Italia che ormai esiste solo lí e nella mente di Zach.
L’unica cosa che posso criticare ai Beirut é di non aver accompagnato anche visivamente le immagini evocate con le note. Sará perché discutevo di questo con spagnoli e messicani ma tutti concordavamo sul fatto che é una musica da festa di fine estate, un funerale o un matrimonio. Un concerto sicuramente piú adeguato su un sagrato di una chiesa di campagna che una sudaticcia sala concerti nel sud di Londra. Allora perché non creare questa atmosfera rurale sul palco? Un gazebo, dell’uva, tavolini di ferro verniciati di bianco…alcuni suggerivano persino una capra (forse un po’ eccessivo?).
Comunque é stato un concerto imperdibile, emozioni che non posso nemmeno provare a raccontare. Lascio che siano loro a farlo, con un altro video, A Sunday Smile:
Video di SerialSuicider