Dalla prigione della Corte speciale di Belgrado dove si trova attualmente in attesa dell'estradizione, Ratko Mladić ha mandato ieri un messaggio ai cittadini per via del suo legale appellandosi all'opinione pubblica di non provocare disordini ed incidenti e di non spargere sangue per le strade di Belgrado a causa del suo arresto. I manifestanti portano bandiere di partito e foto di Ratko Mladić, Radovan Karadžić e Vojislav Šešelj, dagli autoparlanti si sentono canzoni in sostegno ai due imputati dell'Aja e sono visibili anche simboli di cetnici. Tra i manifestanti c'e' anche il leader dell'organizzazione nazionalista Obraz, Mladen Obradović, condannato nel 2010 ad una pena carceraria per aver organizzato disordini contro il gay pride. Va detto inoltre che l'altro partito di destra, il nuovo partito di Tomislav Nikolić formatosi dalla scissione dal partito di Šešelj non partecipa a questa manifestazione e il partito non ha rilasciato nessuna dichiarazione sull'arresto di Mladić tranne un commento in cui si afferma che l'arresto deriva dal fatto che bisogna soddisfare gli obblighi verso la giustizia internazionale.
Secondo le ultime informazioni Mladić potrebbe essere estradato all'Aja gia' lunedi' o martedi'. Comunque vada e quali che siano le informazioni che si susseguono di ora in ora, Ratko Mladić continua ad essere pero' un' icona in Serbia. Almeno questo lo dimostrano i sondaggi effettuati in questi giorni a seguito della sua cattura lo scorso giovedi'. Il 51% dei cittadini intervistati ritiene che l'ex generale serbo bosniaco e' un eroe. Per la Serbia Mladić e' stato la condizione dell'integrazione europea ma anche un enorme peso. Dopo il suo arresto, il 45 percento dei cittadini in Serbia pensa che questo e' nell'interesse del loro paese, mentre il 36 percento lo ritiene come un danno. Per quanto riguarda i giovani della Serbia, la loro opinione e' che l'arresto dell'imputato dell'Aja ha uno sfondo politicamente strumentalizzato. Il presidente della Serbia Boris Tadić nega fermamente le affermazioni che i servizi segreti serbi sapevano da anni dove si trovava Mladić e che non volevano catturarlo. Sembra invece che i cittadini la pensino proprio diversamente: il 56 percento dei serbi intervistati ritiene che sono stati proprio i servizi segreti ad aiutare Mladić nella sua latitanza.
Secondo le informazioni, Mladić sarebbe arrivato in Serbia nel marzo 1997 quando in BiH era diventato troppo pericoloso per lui e il regime di Slobodan Milošević gli garantiva sicurezza in Serbia. All'epoca sarebbe stato protetto da 47 uomini che si alternarono come scudo umano. Sono le informazioni date dal presidente del Consiglio per la collaborazione con il Tribunale dell'Aja, Rasim Ljajić il quale racconta anche che Mladić viveva cosi' fino all'estradizione di Milošević all'Aja nel 2001. Si trovava negli edifici militari fino al 2003 e dopo in diversi appartamenti a Belgrado. Alla fine, la sua scorta di protezione si e' ridimensionata a sole due persone. E' scomparso definitivamente nel 2006 quando ha avuto l'informazione che lo stato e' sotto grande pressione e che sarebbe possibile la sua cattura. A differenza di Karadžić che aveva cambiato del tutto la sua identita' e svolgeva una vita pubblica, Mladić viveva negli ultimi anni come un vero asceta e praticamente non usciva dalla sua stanza.
Il quotidiano di Balgrado 'Alo' nell'edizione di oggi scrive che l'arresto di Mladić a Lazarevo e' stato un gioco preparato dalle autorita' serbe e dai servizi segreti in collaborazione con un paese est europeo dove il latitante si nascondeva. Secondo le fonti di questo giornale, Mladić avrebbe accordato con le autorita' serbe di consegnarsi a patto che la sua famiglia riceva una parte dei soldi previsti come premio a colui che desse informazioni utili per la sua cattura. Sempre secondo queste informazioni, Mladić sarebbe stato trasferito da questo paese est europeo dove si nascondeva a Lazarevo solo alcuni giorni prima del suo arresto ufficiale. Si dice anche che Mladić e' stato avvisato dell'ora precisa dell'arrivo della polizia e che aspettava preparato avendo con se il passaporto e il libretto miliatare. Quanto alle informazioni del principale giornale bosniaco 'Dnevni avaz', l'ex generale serbo bosniaco viveva gli ultimi 16 anni a Belgrado, piu' precisamente nella zona di nuova Belgrado e sarebbe stato trasferito a Lazarevo soltanto due giorni prima della cattura. Dnevni avaz scrive che Mladić si incontrava regolarmente con la moglie e con il figlio.
Sempre per 'Dnevni avaz', in una intervista, Rasim Ljajić che e' anche ministro di lavoro e politica sociale nonche' presidente del Partito socialdemocratico della Serbia ha detto che Mladić e' stato il catalizzatore della radicalizzazione sulla scena politica interna in Serbia ma anche un vero ostacolo alla riconciliazione nella regione, soprattutto tra Serbia e BiH. Ljajić sottolinea che i partiti governativi hanno deciso di intraprendere questo passo consapevoli di poter perdere le prossime elezioni. Ha aggiunto che le autorita' serbe sapevano che la maggioranza dei cittadini e' contraria alla sua estradizione all'Aja. Lo hanno dimostrato tutti i sondaggi incluso quell'ultimo di dieci giorni fa, ha detto Ljajić, secondo il quale il 51 percento dei cittadini della Serbia e' contro l'estradizione mentre il 34 percento ne e' a favore. La cosa peggiore, ha concluso Ljajić, e' che di tutto questo i punti li guadagneranno le organizzazioni serbe di estrema destra.
AGGIORNAMENTO / SCONTRI AL TERMINE DELLA MANIFESTAZIONEScontri fra polizia e ultranazionalisti serbi hanno turbato la manifestazione a sostegno di Ratko Mladic e contro il suo arresto avvenuto giovedì scorso dopo 16 anni di latitanza. Tra canti patriottici, sventolio di bandiere e immagini dell'ex generale, i manifestanti hanno scandito slogan in onore di Mladic e contro il presidente Boris Tadic definito uno "sporco traditore degli interessi della Serbia". Al termine del comizio, secondo quanto hanno riportato le agenzie, alcune centinaia di estremisti si sono scontrati con gli agenti antisommossa presenti in modo massiccio e fatti oggetto di lanci di sassi, bottiglie e altri oggetti. E' intervenuta anche la polizia a cavallo. In nottata il ministro dell'Interno, Ivica Dacic, ha parlato di un bilancio di 111 arresti e di una trentina di feriti, 21 dei quali tra i poliziotti. La situazione è successivamente tornata alla calma e sotto il controllo delle forze dell'ordine.