“Bellamy”

Creato il 20 agosto 2010 da Cinemaleo

2008: Bellamy di Claude Chabrol

Un omaggio a Brassens e Simenon per un Depardieu intriso di tenerezza e rabbia” ha scritto Il Corriere della Sera.

Misteri della  distribuzione italiana. Presentato lo scorso anno al Festival di Berlino, ne era stata annunciata l’uscita nelle nostre sale per il prossimo 25 agosto: invece il 17 è stato trasmesso su Sky Cinema 1 (e il dvd circola già da tempo).

Claude Chabrol, da sempre interessato alla descrizione della provincia e alla denuncia della facciata perbenista della borghesia con i suoi segreti più o meno confessabili, è famoso per le abili atmosfere poliziesche e per le accurate analisi sociali e psicologiche di cui i suoi lavori sono intessuti. Con Bellamy l’ottantenne maestro del cinema francese celebra cinquant’anni di carriera.

Posto sotto assedio da uno sconosciuto il quale ha un segreto da rivelargli, un commissario  si ritrova anche ad indagare su se stesso e sul proprio ruolo di fratello maggiore. Questa la trama di un film che dovrebbe vertere sul rapporto apparire-reale e che intreccia continuamente i due piani (indagine poliziesca e indagine personale), due piani però che rimangono separati e di cui non si comprende bene la relazione. Probabilmente il regista ci vuole dire che è molto più facile risolvere i problemi altrui che i propri ma la strada scelta per comunicarci il messaggio non appare particolarmente riuscita. Un eccesso di dialoghi (contro una azione scarsa di avvenimenti) appesantisce un racconto che scorre lento e senza ritmo. Racconto infarcito di personaggi di cui non è motivata la presenza (la coppia gay, l’ininfluente figura della moglie -a cui pure si dà importanza- interpretato da una Marie Bunel molto Isabelle Huppert…). La trama gialla è sconclusionata e senza mordente, preferibile l’analisi psicologica del protagonista (inserita però in un contesto con cui non armonizza).

Inutile dire che Gérard Depardieu è fantastico in un ruolo che campeggia per l’intero film, un ruolo non facile (anche perché la sceneggiatura non ci aiuta a capirne i comportamenti) che gli offre, come non accadeva da tempo, l’occasione di mostrare in pieno un  talento veramente fuori dal comune.

scheda 

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