Bellassai

Creato il 08 aprile 2013 da Athos Enrile @AthosEnrile1

Circa un paio di anni fa, utilizzando questo spazio, raccontai qualcosa di una giovane band torinese, i Retròvia. Di quel gruppo faceva parte Matteo Bellassai, che ora ritrovo come solista, cantautore, creatore e propositore unico della propria arte. Il nuovo percorso inizia con tre brani, ascoltabili cliccando sul link indicato a seguire. Per un giudizio completo occorre aspettare i tempi giusti, un album, un’attività live, ma le idee chiare ci sono e il coraggio necessario per intraprendere un percorso complicato anche. Storie di vita raccontate con la giusta ironia, metafore di problemi di entità superiore, vengono proposti con una voce dall’impronta personale, senza che nasca la tentazione di fare il verso al conosciuto. L’intervista e  le tre canzoni permetteranno all’ascoltatore/lettore di valutare al meglio le potenzialità di Bellassai, artista di cui sentiremo ancora parlare.

L’INTERVISTA
E’ recentissima la nascita del tuo percorso solista. Che cosa ti è accaduto precedentemente, musicalmente parlando? Ho suonato parecchi anni nei Retròvia, una rock band con la quale abbiamo girato per lo più in Torino e dintorni. Abbiamo partecipato a vari concorsi, come Italia Wave, Rock the Pine 2011, occasione in cui ci siamo aggiudicati il premio “miglior gruppo” e la “menzione speciale testi e arrangiamenti”, e College Sound, un concorso in ambito universitario. Siamo anche andati in onda su Rai Gulp. Sempre nel 2011 è uscito un disco autoprodotto, ma dopo il concerto di presentazione ci siamo sciolti. Ho passato tutto l’anno scorso a scrivere, a comporre e a ricercare, ma soprattutto a capire se fossi pronto a compiere questo passo.
Che tipo di cultura musicale hai alle spalle? Ho studiato chitarra classica dai 9 ai 16 anni. Parallelamente sentivo una forte spinta verso la musica moderna, in particolar modo verso la canzone d’autore. Per conto mio suonavo i brani di un vecchio canzoniere e approfondivo la chitarra blues mettendo in stop e play i miei dischi preferiti. Diciamo che quello che so l’ho imparato da solo “sulla strada”, osservando, andando a vedere concerti, e suonando tanto in giro, anche con gente brava. Intorno ai 20 anni ho suonato in un gruppo cover e in un coro gospel.
Che cosa ti ha spinto a cambiare rotta e a intraprendere una strada di cui sei il principale “costruttore”, essendo autore di musica e testi? Il desiderio di comunicare al 100 per 100 dando spazio alle parole e al messaggio. Tutto ciò prima veniva meno perché passava in primo piano la musica rock, ora vorrei provare a dire sempre delle cose forti, ma senza chitarre distorte. Comunque fin da bambino ho sempre scritto canzoni e adesso questa vena cantautorale ha preso il sopravvento.
Esiste un artista a cui ti sei ispirato, che rappresenta per te un modello da seguire? Sì c’è ne sono molti, dipende dal momento e dal periodo, ma uno in particolare così su due piedi non mi viene in mente.
Come nascono le tue canzoni? C’è un iter realizzativo ripetitivo a cui ti rifai? Sì, tendenzialmente cerco di scrivere quando sono ispirato. L’ispirazione mi può venire da qualsiasi cosa, da una situazione, da una parola detta in un certo modo, in certo momento da qualcuno, da un libro o da una riflessione. Le canzoni più belle, che poi sono anche quelle che mi emozionano di più, sono venute di colpo, le ho scritte in 10 minuti, perchè erano già lì. Altre ci ho messo mesi prima di finirle. Comunque in genere parto sempre prima dal testo, da un’idea o da un concetto che poi provo a mettere in metrica accompagnandolo con un giro di accordi (tutto con la chitarra perché purtroppo non so suonare altro).
Hai già avuto la possibilità di esibirti dal vivo nel tuo nuovo format? Non ancora, la prima data sarà il 10 maggio, sarò ospite di Pagella Rock al CPG di Torino.
Da cosa trai ispirazione per i tuoi brani? Quali i temi che più ti appassionano? Dalla vita quotidiana, dalla gente semplice, da fatti successi nella mia zona. Parto sempre dalle cose che mi accadono intorno, che sono vicine a me. Non ho temi particolari. Ho notato che parlo sempre di personaggi un po’ strani, metafora di qualcosa di più grande.
Che differenza esiste, secondo te, tra il cantautore degli anni’70 e quello degli anni 2000? L’intento è lo stesso, cambia solo la forma. Il cantautore degli anni 2000 ha un lessico più ibridato da neologismi, con l’aggiunta di parole straniere ed informatiche, ed anche la sua musica è contaminata da vari generi come il rap/hip hop o l’elettronica. Forse è anche un po’ più divertente ed ironico proprio perché i tempi non sono dei migliori. Inoltre, rispetto al cantautore di un tempo, si ha oggi la possibilità di autoprodursi in maniera abbastanza economica e di sfruttare internet, di essere quindi più indipendente. Dall’altro lato c’è maggiore difficoltà nel farsi notare perché ora c’è troppa roba, troppe situazioni interessanti, un pubblico troppo frammentato e dispersivo e troppi generi musicali. Forse oggi la gavetta è più lunga.
Dopo l’EP appena realizzato è possibile la nascita di un album? Probabilmente il prossimo anno, vorrei prima farmi conoscere un po’ e nel frattempo scrivere ancora, in modo tale da avere una scelta ampia.
Prova ad esprimere un desiderio… tendente al reale: cosa vorresti ti capitasse, nei prossimi due anni, dal punto di vista musicale? Trovare una piccola band con cui fare un piccolo tour in Italia, magari aprire il concerto di qualche artista importante e suonare ad un evento di rilievo. Mi piacerebbe quindi raggiungere più persone e testare un la qualità di quello che sto facendo.
Per ascoltare i brani dello start up… http://bellassai.bandcamp.com/
"Fuori moda (uno/a scoppiato/a che balla)" e "Un cavaliere" sono state prodotte da Federico Debandi presso lo Studio Ges.Ca.L di Beinasco (TO);
"Mia cara Lisa (che fai la dog sitter)" è stata prodotta da Nino Azzarà presso il Ramone Recording Studio (TO).
I testi di tutte le canzoni sono stati scritti da Matteo Bellassai.
Musiche di Matteo Bellassai.
Arrangiamento "Fuori moda (uno/a scoppiato/a che balla)" di Federico Debandi e Andrea Torchia.
Arrangiamento "Un cavaliere" di Federico Debandi.
Hanno suonato:
Matteo Bellassai (voce e chitarra acustica);
Michele "Vinz" Vincenzoni (chitarre elettriche in "Fuori moda", Un cavaliere");
Federico Debandi (basso in "Fuori moda", "Un cavaliere");
Nino "Tosh" Azzarà (chitarra col vibrato e basso in "Mia cara Lisa");
Andrea Torchia (synth in ”Fuori moda”).
Contatti: bellassai.music@gmail.com
credits released 08 March 2013
Foto: Luca Moglia
Grafiche: Giovanni Matola 

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