Belle fresche #4

Creato il 18 aprile 2015 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Suocere e suoceri non perdonano, nemmeno dall’aldilà… Ricordatevene ogni volta che andate al cimitero o pubblicate un necrologio. Nella rassegna di oggi, però, parliamo anche di tradizioni e cura del cadavere, e di mostre d’arte demoniache…

Sandro Giordano, remmidemmi, hERO ZERO, model Sandro Stefanini

La suocera non perdona
Pennsylvania, Usa. Stephen Woytack e sua moglie erano al cimitero, in visita alla tomba della cara madre di lei. I fiori, le pulizie e un piccolo intervento di abbellimento. Lei stava cercando infatti di legare una croce alla lapide di sua madre, per renderla ancora più bella in vista delle celebrazioni pasquali. Ma quello che non sapeva è che il cimitero tutto avrebbe bisogno di una risistemata, strutturale piuttosto che estetica. Fatto sta che la lapide si è spostata, è caduta, ha colpito Stephen. E lo ha ucciso.

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Il suocero non perdona manco
A Bologna, invece, fa ancora discutere un necrologio pubblicato sul giornale nel 2009. A occuparsene fu il genero di un professionista della città, un 88enne che, a leggere il necrologio, non doveva essere proprio uno stinco di santo. L’inizio era dei più classici: «Ti raccomandiamo, Signore, l’anima fedele del nostro fratello…», però poi le parole prendevano tutta un’altra piega: «Nella tua clemenza cancella le spietate barbarie, le grandi e crudeli cattiverie contro persone deboli che non si potevano difendere, che ha commesso per la fragilità della condizione umana e concedigli il perdono e la pace». Urka! Ne è scattata una denuncia e poi un processo, che ha coinvolto non solo il genero, ma anche il direttore del giornale e la concessionaria della pubblicità che si occupa dei necrologi.

La vicenda dà da pensare. In genere, a leggere le “descrizioni” dei defunti sembra che siano tutti buoni, onesti, generosi. Posto che il genero abbia scritto la verità (cosa che non sappiamo), voi lo ritenete giusto? Siete d’accordo sul fatto che le ultime parole che ci rappresentano siano un po’ più fedeli a quel che abbiamo fatto, detto, pensato, un po’ come avviene sulle lapidi del cimitero di Sapanta? Ditemi, luttuosi, sono ansiosa di saperlo.

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Sandro Giordano, Remmidemmi, “Sobria”, model Adelaide di Bitonto

La cura del defunto nella cultura rurale cantonese
Mi segnalano un bell’articolo pubblicato sul Guardian e che mi riprometto di tradurre al più presto. Parla degli ng jong, figure particolari che sono preposte alla cura del cadavere. Quando qualcuno muore, nei villaggi rurali, essi arrivano nella casa della famiglia del defunto, lo lavano, lo profumano e lo depongono nella bara. Gli ng jong, però, non sono ben visti: sono trattati come fantasmi, uomini impuri, sporchi, al cui passaggio porte e finestre si chiudono. Nessuno parla con loro. Anche per non sentire la puzza d’aglio del loro alito, aglio che consumano in grande quantità per tenere a distanza l’odore di morte. Sono una sorta di casta, temuta e snobbata da tutti gli altri, fanno gruppo a sé.

In attesa della mia traduzione, vi consiglio di leggere l’intero articolo sul Guardian

Invito all’arte demoniaca
Poi, fino al 14 giugno, vi segnalo la mostra “Il demone della modernità”, a Palazzo Roverella, a Rovigo, dove sono esposti Redon, Moreau, Max Klinger, Félicien Rops, Oskar Zwintscher, Sascha Schneider, Bela Csikos Sessia, Mirko Rački, Mikalojus Konstantinas Čiurlonis e altri ancora. L’intento è quello di far scoprire ai visitatori un’altra faccia del Novecento, che spalanca le porte sull’inconscio, l’ossessione, i demoni moderni, prendendo le distanze dalla spensieratezza della Belle époque. È una mostra che voglio vedere e che vi consiglio a scatola chiusa.

Ho visto, invece, Escher a Bologna, che assolutamente vi consiglio, Modigliani a Torino, da cui vi consiglio di tenervi alla larga, e Boldini a Forlì, un pittore che non amo, ma che merita, per l’allestimento, la cura e la location della mostra…

Sul demone della modernità, leggi quel che dice Artribune

A cura di Silvia Ceriani


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