Bellezza e innovazione

Da Observingthenet

F. DOSTOEVSKIJ

“I demoni”

Ma io dichiaro- strillò Stepàn Trofímovič, al massimo grado del furore,- ma io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della liberazione dei contadini, più in alto dello spirito popolare, più in alto del socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto della chimica, quasi più in alto dell’umanità intera (…).
Ma sapete, sapete voi che senza l’inglese l’umanità può ancora vivere, può vivere senza la Germania, può vivere anche troppo facilmente senza i russi, può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo? Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! La scienza stessa non sussisterebbe un momento senza la bellezza, – lo sapete, voi che ridete?- diventerebbe una volgarità, e non inventereste più un chiodo!

Può essere la bellezza alleata della innovazione?
Dostoevskij rivela qui, con toni volutamente eccessivi, un tratto decisivo della natura umana, intorno al quale ancora si interrogano filosofi e scienziati: la bellezza esercita una attrattiva invincibile, mobilita energie impressionanti, fa incontrare e unisce le persone più diverse. La bellezza è incommensurabile rispetto al valore economico, conta più del pane e della chimica, ma allo stesso tempo è capace di generare valore in modi che possono essere più efficaci della razionalizzazione tecnica e della produttività.
Non solo la scienza e la tecnologia, quindi, ma anche la bellezza è essenziale all’innovazione.
Oggi molta innovazione passa attraverso la fascinazione della bellezza. Le forme ridotte e strumentali della comunicazione e del design sono solo una prima approssimazione. Vi è molto valore inespresso.


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