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Belpietro, Libero, il giornalismo e quelle “strane storie” su Gianfranco Fini

Da Kobayashi @K0bayashi

Girano strane voci a proposito di Fini. Non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno. Se mi limito a riferirle è perché alcune persone di cui ho accertato identità e professione si sono rivolte a me assicurandomi la veridicità di quanto raccontato e, in alcuni casi, dicendosi addirittura pronte a testimoniare di fronte alle autorità competenti. Toccherà quindi ad altri accertare i fatti.

Esordisce così l’editoriale odierno di Maurizio Belpietro, direttore responsabile di Libero, pubblicato in bella evidenza sulla prima pagina dell’edizione di lunedì 27 dicembre con l’ambiguo titolo “Su Gianfranco iniziano a girare strane storie…”; nel prosieguo del pezzo Belpietro informa i lettori circa un presunto progetto di attentato al presidente della Camera Gianfranco Fini (orchestrato da non meglio specificati mandanti pugliesi in modo da far ricadere la colpa sul premier Silvio Berlusconi) e una presunta frequentazione occasionale di Fini con una escort di Modena.

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Un articolo pericoloso per il concetto stesso di giornalismo, chiamato per sua natura e dovere professionale a controllare le fonti e verificare i fatti prima di rendere pubblici (direttamente o di riflesso, dato che molti altri quotidiani nazionali hanno ripreso la “notizia”) a migliaia di cittadini italiani.

Quel “toccherà quindi ad altri accertare i fatti” è al tempo stesso un lavarsi le mani che un buon giornalista non può mai e poi mai permettersi e una scorciatoia fin troppo facile per lanciare il sasso e nascondere la mano, auto-deresponsabilizzandosi nel breve giro di 7 parole dopo aver tentato in qualche modo di delegittimare quello che – dopo lo strappo dal Pdl - è diventato nient’altro che un avversario politico, e non più la terza carica dello Stato e il rappresentante di un’istituzione.

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Fabio Chiusi, secondo me,  inquadra molto bene la questione sul suo blog Il Nichilista quando sostiene che “una volta messe in pagina, e Belpietro lo sa bene, le voci tendono ad assomigliare ai fatti, a confondersi con essi e alimentare altre, e ancora meno attendibili, voci“. E’ esattamente questo lo schema della macchina del fango, con la quale è semplice cimentarsi nell’arte di lanciare accuse senza preoccuparsi di verificarne la veridicità, confidando nella reazione a catena che questa genera di bocca in bocca, di passaparola in passaparola. Feltri docet, in fondo, e non sembra affatto un caso il suo prossimo approdo alla guida editoriale del quotidiano milanese. Con le due bocche da fuoco contemporaneamente attive, dal 3 marzo 2011, Libero tornerà a far parlare spesso di se.


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