Bene

Creato il 03 settembre 2011 da Renzomazzetti

Andrea:colonne carloforte.

S’avvicina il tempo in cui, nel progredire della natura, lo spirito malvagio del mondo, generato dall’ignoranza e dall’egoismo, cesserà d’esistere, e sorgerà un altro spirito, originato dai fatti e dall’esperienza, che darà nuovi indirizzi a tutti i pensieri, sentimenti e azioni umane e che creerà un nuovo carattere saggio e benevolo per la razza umana. Così, mediante gli ordinamenti superiori che l’uomo sarà in grado d’attuare grazie all’esperienza, tutti acquisteranno le migliori disposizioni, abitudini e maniere e le più utili cognizioni, che ognuno, fin dall’infanzia, sarà abituato a ricevere. In questo modo, semplice, onesto e razionale, in pace e col consenso universale, grazie alla persuasione degli incalcolabili vantaggi che possono derivare a ogni individuo, sarà effettuato questo grande cambiamento, dal male al bene, dalla miseria alla felicità. (meditazione su: Il libro del nuovo mondo morale di Robert Owen).

A L L A   P A C E   I M M A C O L A T A

Chi per primo inventò l’orrore delle spade?

Feroce quell’uomo, veramente di ferro!

Così per il genere umano

ebbero inizio le stragi, ebbero inizio le guerre;

così si schiuse la strada più breve

d’una morte violenta.

Ma forse non ha colpa quello sventurato:

noi, noi a nostro danno abbiamo volto

ciò che ci diede contro le belve feroci.

Colpa della ricchezza che dà l’oro:

quando davanti ai cibi

si alzavano tazze di faggio,

non esistevano le guerre.

Non c’erano rocche, non c’erano fossati

e tranquillo il pastore

prendeva sonno in mezzo alle pecore sparse.

Fossi vissuto allora, Valgio!

Non avrei maneggiato strumenti di morte,

non avrei col batticuore udito trombe di guerra.

Ora sono spinto a combattere

e forse già un nemico impugna il ferro

che si pianterà nel mio fianco.

Salvatemi voi, Lari dei miei padri,

voi che m’avete allevato quando bambino

correvo innanzi ai vostri piedi.

Non abbiate vergogna

d’essere scolpiti in un vecchio tronco:

così abitaste l’antica casa degli avi.

Meglio si osservava la fede,

quando in una piccola nicchia

con semplice rito s’alzava un dio di legno.

E lo si placava offrendogli vino,

ponendogli una corona di spighe

sul capo consacrato;

e v’era chi, esaudito il voto,

gli portava di persona focacce,

accompagnato alle spalle dalla figliola

con un favo intatto di miele.

Tenetemi lontane, o Lari, le lance di bronzo

Vestito di bianco la seguirò,

portando canestri cinti di mirto,

io stesso col capo cinto di mirto.

Possa così piacervi:

compiano altri imprese con le armi

e abbattano col favore di Marte

i condottieri del nemico,

perché mentre bevo mi possano narrare

le gesta di guerra compiute

e col vino disegnarmi sul desco

lo schieramento dei soldati.

Non è follia procurarsi con la guerra

l’orrore della morte?

Incombe, e con passi felpati giunge di nascosto.

Non ci sono messi sotterra,

né vigne coltivate,

ma Cerbero spietato

e l’infame nocchiero dello Stige;

là con le guance devastate e i capelli bruciati

una folla esangue erra in paludi tenebrose.

Meglio lodare chi, generati dei figli,

da una vecchiaia pigra è colto

nello spazio angusto di una capanna;

lui segue le sue pecore, il figlio gli agnelli,

e per la sua stanchezza

prepara acqua calda la moglie.

Così vorrei essere io!

che mi fosse concesso di sbiancare in capo

e di narrare in vecchiaia le imprese del passato.

Coltivi la Pace intanto i terreni:

immacolata la Pace per prima

indusse i buoi ad arare sotto l’arco del giogo;

nutrì le viti e conservò il mosto dell’uva,

perché l’anfora, riposta dal padre,

mescesse vino al figlio.

In tempo di pace brillano aratro e vomere,

mentre arrugginiscono nelle tenebre

le armi micidiali del crudele soldato.

Un poco ubriaco, dal bosco il contadino

a casa riporta sul carro moglie e figli.

Si accendono allora le battaglie d’amore,

e per i capelli strappati, per la porta infranta

si lamenta la donna;

piange per le sue tenere guance contuse;

ma anche lui, il vincitore, rimpiange

che, in un eccesso di follia,

tanto pesanti siano state le sue mani.

Provocante Amore porge ingiurie alla rissa

e indifferente siede tra i due contendenti.

Di pietra, di ferro è chi percuote la propria donna,

come se giù dal cielo tirasse gli dei.

Gli basti lacerarle addosso la veste sottile,

gli basti averle sciolto il nodo che orna i capelli,

gli basti averla spinta al pianto:

quattro volte beato l’uomo

per la cui ira può piangere una fanciulla innamorata!

Ma chi infurierà con le mani, porti scudo e pali

e viva lontano dalla tranquilla Venere.

Vieni, vieni a me, Pace della vita,

con in mano una spiga,

e innanzi il tuo candido grembo trabocchi di frutta.

-Tibullo-


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