Il problema, uno dei tanti, è che ci sentiamo sempre al centro di qualcosa ed è per questo che mentre ci puliamo la spallina della giacca con il fazzoletto perché ci siamo soffermati qualche istante di troppo nei pressi, anzi, sotto il piccione sbagliato, a nostro modo non ci sorprendiamo. In qualche modo e per qualche obiettivo ci siamo. Esistiamo. Viviamo come artisti di strada che interpretano quello che vediamo fare agli attori della fiction di serie B. Siamo statue viventi ognuno con il suo costume di risulta, la mummia, Dante, l’uomo d’affari fermato in uno screenshot esistenziale in corsa verso il successo, il fantasma, Napoleone, il fachiro che usa tanto di questi tempi con il trucco che sembra che stia a mezz’aria. Siamo comparse costrette a mettersi sempre in tiro nella speranza che, oggi, qualcuno decida che il ruolo tocchi a noi. Ecco perché il travestimento della morte con la falce non fa ridere e, anzi, ve lo potete risparmiare.
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