Arvedi il filantropo. Chissà se elargirà visite e check-up gratuiti anche al pugno di giornalisti che da mesi fa ballare come palline da flipper con il balordo progetto di Mondo Padano. Mondo padano sì, Mondo Padano no. Un giorno il progetto è pronto a partire, il giorno dopo rinviato. Un giorno si va alla pugna, il giorno dopo fermi tutti.
Da marzo le rotative di Mondo Padano si sono accese e spente con l’intermittenza di un led impazzito: si parte a giugno, no a settembre, no a novembre, no forse salta tutto.
E così da mesi, con un nugolo di giornalisti – attualmente a spasso – a pender dalle sue labbra, pronti a imbarcarsi in un’iniziativa editoriale che già sulla carta fa acqua da tutte le parti.
Lui, il filantropo cremonese, intanto gioca a far l’editore, sulla scorta del brillante successo del suo Studio Uno, tg fantasma che nemmeno il guardiano notturno dell’acciaieria si sognerebbe di guardare.
Son questi gli editori cremonesi? Son questi i giornalisti di cui abbiamo bisogno?
Dio ce ne scampi e liberi.
L’informazione è cosa seria. Cominciasse a rendersene conto anche il tanto riverito magnate dell’acciaio, portando, magari, più rispetto per chi ancora crede alla libertà d’opinione e per chi, come il nugolo di giornalisti pronti a salpare sul veliero di Mondo Padano, si lascia incantare dalle sirene già in porto. Quando l’àncora è ancora alla fonda.
Cortéz the killer
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